Il mistero del guscio (rotto) dell’uovo in strada [Il Superstite 338]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

 
I misteri in Alessandria sono sempre più minimalisti. Tacciono le infestazioni, gli spettri non compaiono più da tempo e i delitti appena degni di nota avvengono a chilometri da qui. Non ci resterebbero, a prima vista, che le esibizioni notturne (o delle prime ore del mattino) dei pisciatori, defecatori e qualsiasi altra tipologia di maiale a due zampe che fa ancora di Alessandria, anche dopo il cambio di sindaco, una delle città con meno senso civico in assoluto – ma meglio sarebbe dire degli alessandrini e/o di quelli che la abitano.

I ladri di biciclette, quasi tutti extracomunitari in missione diurna e notturna con tanto di tronchesi da lavoro nel sacchetto, non sono più un mistero da tempo perché operano ormai impunemente volendo anche sotto gli occhi della polizia, tanto si tratta di reato depenalizzato. Se inseguo il ladro e gli spacco un ginocchio, vado io nelle grane – me lo ha garantito un amico poliziotto.

In tanto livellamento del sense of wonder della vita locale dove la noia e il grigio esistenziale si sono mangiati pure il gusto dell’arcano (al sabato, soprattutto, al pomeriggio si sono mangiati pure la gente…), acquisisce una sua importanza e sua distinta originalità il mistero segnalato nel titolo.

La storia, occhio e croce, inizia quattro o cinque mesi fa. All’angolo, lato Il mistero del guscio (rotto) dell'uovo in strada [Il Superstite 338] CorriereAlmarciapiede, nell’incrocio in direzione Corso Roma tra via Trotti e via Legnano, Fabi e io notiamo quel che resta del guscio di un uovo forse sodo (di sicuro mangiato) con ogni probabilità lanciato dall’alto del sovrastante palazzo, peraltro elegante condominio che ospita più di uno studio professionale. E che sarà mai, giustamente vi chiederete. Proprio nulla: sui marciapiedi di questa zona della città si trova di tutto, dalle cacche giganti ai topi morti. Un guscio di uovo sodo lanciato in strada da un deficiente (o una deficiente, chi lo sa?…) non sposta di una virgola l’opinione, piuttosto bassa, che nutro verso alcuni miei concittadini – “concittadini” per capirci, io risiedo a Castellazzo Bormida, esempio mirabile di collettiva educazione civica. Fateci un giro, se non ci credete.

Il fatto è che, da allora, il guscio dell’uovo forse sodo (mangiato di sicuro) ci accoglie quasi tutte le mattine più o meno nella stessa posizione. Marciapiede, angolo d’ingresso in via Legnano, a volte qui a volte in via Trotti: guscio vuoto, spiaccicato, un messaggio forse in codice.
Il fascino della faccenda in primo luogo sta nel “quasi”. Perché in certe mattine il guscio che piove dall’alto non c’è, non lo si vede proprio. Perciò delle due l’una: o per caso è passato uno spazzino o il lanciatore quel mattino lì non ha consumato la sua buona dose di proteine e acetilcolina che fanno benissimo come prevenzione per l’Alzheimer.

Al di là di un’intermittenza che è forse casuale, il gesto simbolico del lancio del guscio sulla strada mostra un suo straordinario spessore antropologico. Ovvero, aristocratica percezione del sé, sindrome del Marchese del Grillo (quella che affligge certi imbecilli che lanciano cose dalle finestre a qualsiasi ora del giorno senza curarsi di chi passa sotto – guida la classifica il contenuto del portacenere svuotato), desiderio inconscio di sterminare la plebe che alle prime ore del giorno già corre al lavoro e ambizione, questa consapevole, di passare alla storia locale con una griffe quanto mai particolare che non sarà di certo la “Z” di Zorro (o di Zodiac) ma ha un suo perché.

Ma poi, in un momento in cui le ideologie sono tramontate e la politica viaggia al minimo storico, il residuo sull’asfalto dell’uovo mangiato e lanciato sarà di destra o di sinistra? Se il gesto rimanda a destra come visione esistenziale, il cibo nella sua umiltà economica strizza l’occhio all’altra parte. E non ne usciamo. E certo, sono d’accordo, chissenefrega?

Mi piacerebbe però vederlo, quest’individuo, conoscerlo. Capire se possiede o meno una pattumiera o magari scoprire se il suo gesto, come mi par di capire, sia proprio una dichiarazione di antipatica superiorità nei confronti della plebaglia alessandrina che, ignara dei pregi salutistici dell’uovo a colazione, cammina ignara sotto le finestre del nobiluomo.

Vedremo gli sviluppi. La cafoneria alessandrina registra comunque un nuovo idolo, amatissimo dalle galline.