Piovono soldi sul bestiame da fiera

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Ho appreso dai mezzi di informazione http://www.areeprotetteappenninopiemontese.it/index.php?option=com_content&view=article&id=165&Itemid=151 che “L’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese e l’Ecomuseo di Cascina Moglioni, in collaborazione con il Settore Gestione Proprietà Forestali e Vivaistiche della Regione Piemonte i Comuni e le Unioni Montane locali, invitano alla XVI edizione della FIERA DEL BESTIAME DELLE ANTICHE RAZZE LOCALI in programma per domenica 23 luglio 2017 a Capanne di Marcarolo – Bosio (AL) (…) La Montagnina (…) è una razza che (…) si è differenziata con ecotipi diversi, ognuno con proprie attitudini, da carne, da latte o da lavoro. Un tempo invece la razza era a triplice attitudine, come gran parte delle antiche razze: fino a non tanti anni fa veniva infatti utilizzata per la produzione del latte (…), per il lavoro (…) e, a fine carriera o i maschi non diversamente utilizzabili, da carne. La Cabannina (…), ha principalmente un’attitudine da latte, con una produzione non molto elevata compensata però dalla qualità e dalle proprietà organolettiche superiori a quelle di altre razze, che si presta facilmente alla produzione di formaggio. Queste due razze, oggi, sono a rischio di abbandono e per questo, grazie anche ai finanziamenti della Comunità Europea, si cerca di valorizzarle e incentivarle. (…) la fiera dal 2009 è stata riconosciuta FIERA REGIONALE SPECIALIZZATA.” E così piovono soldi dall’Unione Europea e dalla Regione Piemonte.

Alla fiera parteciperanno bovini di razza Montagnina, Cabannina e piemontese; asini di razza Crociata dell’Amiata; cavalli di razza Bardigiana e TPR (Tiro Pesante Rapido); muli da lavoro; buoi da lavoro; capre di razza Roccaverano, Orobiche e scamosciate delle Alpi; pecore Suffolk e Bergamasche; conigli di razza Grigio di Carmagnola; galline bionde piemontesi, bianche di Saluzzo e galline d’Ancona. (…)

Il programma prevede l’immancabile Messa nella chiesa di Capanne di Marcarolo perché la Chiesa non si tira mai indietro quando ci sono spettacoli che sfruttano gli animali: dalle fiere alle corse, c’è sempre un prete a benedire animali, espositori e fantini con grande entusiasmo. Poi ci sono presentazione e premiazione dei migliori soggetti delle razze di bestiame in esposizione; stand con prodotti locali, prodotti biologici, artigianato, attrezzatura agricola e tempo libero.

Sul REGOLAMENTO GENERALE DELLA FIERA DENOMINATA “FIERA DEL BESTIAME DELLE ANTICHE RAZZE LOCALI”, all’articolo 4 comma 3 è scritto: “Per gli allevatori ammessi è prevista la possibilità da parte dell’organizzazione di riconoscere un contributo a titolo di rimborso spese per il trasporto degli animali secondo i seguenti criteri: Bovini: 50,00 €a capo. Buoi: 100,00 €a capo. Equini: 100,00 €a capo. Ovi-caprini: 20,00 €a capo. Cunicoli: nessun rimborso. Avicoli: nessun rimborso. I suddetti contributi sono riconosciuti per un trasporto superiore ai 20 km dalla sede della Fiera; per trasporti superiori ai 100 km il rimborso spese può essere aumentato del 50 %.”

Con i problemi e le emergenze che un parco deve affrontare, necessitando di risorse economiche, umane e strumentali, ecco dove vanno a finire i soldi. Oltre al danno, la beffa, perché gli animali durante il trasporto soffrono, essendo quella per loro una situazione innaturale e spesso si rifiutano di salire su un camion, diretti a diventare protagonisti del mercato della schiavitù.
La parola stessa “bestiame” è un pessimo singolare collettivo come lo sono pollame, uccellame, selvaggina. Ogni animale è un individuo, essere senziente, unico nelle sua personalità e nel suo pensiero.
La tradizione popolare delle antiche fiere del bestiame è radicata ma anche le tradizioni più salde iniziano a scricchiolare. La crescente informazione sulle condizioni degli allevamenti, sulla sofferenza che comporta il viaggio verso i mattatoi e sulla macellazione fanno riflettere sempre più persone sulla pratica di mangiare animali messa in discussione sia per motivi etici che per motivi salutistici: mangiare animali non è una necessità ma una pretesa di soddisfare il diritto al gusto. Nessun diritto dovrebbe causare al prossimo, umano o non umano che sia, quell’infinita sofferenza causata dall’allevamento e dalla macellazione. L’aggravante di questi appuntamenti è che gli animali sono legati, recintati, esposti davanti a una giuria che li giudica come merce di razza. L’ostinazione squisitamente umana a preservare la “razza pura” ricorda tristi periodi storici; in natura non esistono le razze pure che invece sono il frutto di una selezione operata dagli esseri umani nel tempo per soddisfare i propri interessi, siano essi ornamentali o economici.
Penso anche alla presenza di un pubblico infantile costretto a vedere animali detenuti in condizioni innaturali: l’insegnamento che ne trae non è positivo perché si ispira a un’idea del dominio.

Gli animali presenti alla fiera sono destinati alla macellazione ma in questi appuntamenti sono presentati sotto una luce diversa: il rapporto col pubblico che li accarezza e li fotografa crea attorno a loro un’aura piacevole ma mistificatoria perché nasconde l’economia sanguinaria che ha fondamento nel mattatoio.

Cordiali saluti.
Paola Re – Tortona