Il mercimonio delle partecipate

Fabbio Piercarlo nuovadi Piercarlo Fabbio

 

 

La vicenda del traffico illecito dei rifiuti e la conseguente chiamata in causa del compagno di Rita Rossa, Ezio Guerci, l’ex vicesindaco dei tempi della tangentopoli alessandrina anni Novanta, propone una riflessione amara su come in questi ultimi anni molti abbiano dato ascolto alle elucubrazioni della sinistra sul tema, piuttosto che a quello che noi consiglieri comunali del centrodestra riuscivamo con fatica a scoprire.

Il mercimonio delle partecipate ci ha sempre insospettiti. Perché far fallire aziende che si potevano salvare? Perché mettersi davanti al mercato con il cappello in mano ed elemosinare un qualsiasi prezzo, anziché valorizzare il proprio patrimonio e spuntare utili più alti per il Comune? Perché addirittura, con procedure altamente discutibili, smontare accordi, vendite molto redditizie per il Municipio con il fine ineluttabile di perderci decine di milioni di euro?

Le sole difficoltà di bilancio (perlopiù di cassa) – peraltro rimaste praticamente intonse dopo la cura del fallimento eretto a sistema – non possono essere chiamate in causa. È piuttosto il continuo e costante rapporto periglioso con l’imprenditoria di alcuni settori, che ci porta ad un ragionamento più vasto e a cui tutti possono tranquillamente arrivare, sapendo che ad esempio il ciclo dei rifiuti non è un mondo paradisiaco e che vagano per l’ambiente personaggi che ritenere poco raccomandabili è dire poco. Eppure in tale atmosfera qualcuno si muove ancora con destrezza e furbizia, ma con imprudenza intollerabile.

E che succeda all’Aral di Alessandria, quasi totalmente partecipata dal ARAL coinvolta in indagine nazionale sulla gestione illecita di rifiuti: arrestato un capo impianto CorriereAlComune di Alessandria, che certamente avrebbe interesse ad alienare quote di una società dove detenere il 94% costituisce uno spreco di risorse pubbliche, bastando il 51% per avere salde le redini di una qualsiasi azienda, alimenta i sospetti che questo non sia un caso isolato, ma una procedura che in questi anni è stata eretta a sistema.

Ecco, affinché queste non rimangano solo parole, è probabile che servano ulteriori approfondimenti e ulteriori sviluppi dell’inchiesta, ma anche un atto di coraggio della nuova amministrazione comunale. Vada a fondo, individui le responsabilità politiche di scelte che hanno portato un’azienda come Aral dai bilanci in attivo, a quelli in largo passivo del 2014. Interessano alla politica gli indirizzi sbagliati, le scelte di metodo effettuate a casaccio, addirittura solo per contrastare a tutti i costi il passato, quindi per partito preso.

Il resto saranno responsabilità penali e ci penserà la Magistratura, non è pane per la politica, ma quest’ultima almeno non eviti di masticare il suo cibo essenziale.