Mais Johnny Rep a marqué c’est bon [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 
La storia di questa settimana me l’ha suggerita un amico juventino (grazie Corrado!), e la prima notizia è che, nonostante tutto, non tutti gli juventini mi detestano.
Una storia che sembra non c’entrare niente con le finali delle coppe europee, quest’anno due partite piene di fascino, sia Juventus-Real sia Ajax-Manchester United, ma come vedrete c’entra eccome.

La storia è ambientata nel massiccio centrale francese, in una città con meno di duecentomila abitanti la cui squadra, negli anni settanta, era arrivata anche a giocarsi una finale della Coppa dei Campioni, perdendo in modo parecchio sfortunato contro il Bayern Monaco.

Verso la fine dei settanta i “verts” del St.Etienne devono recuperare il 2-1 della sconfitta subita all’andata del primo turno di Coppa Uefa contro il Widzew Lódz. A giudicare oggi, due squadrette, in cui allora però militavano il ricciolo Rocheteau, uno degli idoli di sempre dei francesi, piuttosto che un giovane Platini e, coi polacchi, un altrettanto giovane Boniek (insomma, un “parterre de roi”, con tanto di “roi Michel” in persona).

Nei “verts” esordisce Johnny Rep, ala del grande Ajax che dopo due anni negativi in Mais Johnny Rep a marqué c'est bon [Lettera 32] CorriereAlSpagna era venuto in Francia, vagabondo della pedata in cerca di guadagni (che purtroppo a fine carriera dissiperà), come tutti i fenomeni olandesi di allora.
Prima dell’approdo al St.Etienne, aveva giocato un anno coi corsi del Bastia, portandoli addirittura in finale di Coppa Uefa, il che mi lascia una minima romantica speranza che un giorno possa succedere anche ai grigi.

C’è un aneddoto divertente che la dice lunga sul futból giocato a Bastia: quando arrivò l’ala olandese lo portarono allo stadio, e lui pensò fosse il campetto di allenamento.

Insomma Johnny Rep esordisce in casa a St.Etienne davanti ai circa trentacinquemila spettatori di una delle tifoserie più calde d’oltralpe, e per spiegare a tutti i trentacinquemila chi è il giocatore dai capelli biondi lunghi, magro, elegante, bellissimo, che in carriera ha vinto la Coppa dei Campioni, l’Intercontinentale e (purtroppo) perso due finali mondiali consecutive, ruba la scena al ricciolo Rocheteau, che ha già vinto tre scudetti e segnato più di cinquanta gol, ruba la scena al giovane Platini e all’altrettanto giovane Boniek, e segna tutti e tre i gol del netto 3-0.

Idolo istantaneo, e i tifosi quella partita se la ricordano ancora adesso, anche grazie alla canzone che gli dedicano i Mickey 3D, band francese, che incidono nel 2004 proprio ‘Johnny Rep’, oggi suonata prima di ogni partita dei “verts”.


Sembra che questa storia non c’entri niente con le prossime finali delle coppe europee, invece:

Mais Johnny Rep a marqué c'est bon [Lettera 32] CorriereAl 1Johnny Rep i tifosi della Juventus se lo ricordano bene. Suo il gol della sconfitta nella Coppa dei Campioni per 1-0 contro il grande Ajax, stagione ’72-’73, un colpo di testa a pallonetto che batté Zoff (l’anno prima i lancieri avevano battuto un’altra italiana in finale, l’Inter, con due gol del divino Cruijff);

proprio alla finale con un altro Ajax molto forte, quello della metà anni novanta, risale invece l’ultima vittoria in Champions della Juventus, ai rigori dopo l’1-1 maturato nei 120 minuti;

dopo quella vittoria, solo sconfitte in Europa per i bianconeri, compreso lo 0-1 contro il Real Madrid, avversario anche quest’anno: gol dello slavo Mijatovic in una delle finali più brutte che si ricordino;

l’Ajax, che sembrava declassata a grande di un passato che non ritorna più, ha invece conquistato una straordinaria, e del tutto inattesa, finale dell’Europa League, mettendo anche in mostra una nuova nidiata di giovani molto promettenti, la finale conquistata dopo una semifinale emozionante giocata a una cinquantina di chilometri da St.Etienne, salvando il 4-1 dell’andata col Lyon nonostante la sconfitta 1-3;

gli olandesi partono sfavoriti contro il Manchester United ma una gara “secca” sovente riserva sorprese. Lo sanno bene due altri protagonisti di quella vecchia partita tra St.Etienne e Lodz, Platini e Boniek (presto etichettato “bello di notte” dall’avvocato), insieme nella Juventus che arrivò da favoritissima alla finale di Atene contro l’Amburgo, per incocciare nel tiraccio imparabile di Magath che beffò Zoff;

volendo, c’è un ultimo legame coi bianconeri nella carriera di Rep: lasciato l’Ajax per il Valencia, per due anni non andò d’accordo con l’allenatore, quell’Heriberto Herrera (“accacchino” come scriveva l’immaginifico Brera) che nel ’67 aveva battuto “accaccone” (sempre un Brera irriverente sulla sonorità delle sigle H.H. del nome di entrambi) quando la Juventus da lui allenata aveva scavalcato la grande Inter di Helenio Herrera nell’ultima giornata per una papera del portierone nerazzurro Sarti (e i milanesi persero, in quel ’67, Coppa dei Campioni e scudetto in quattro giorni: fu la fine del grande ciclo);

la stagione successiva la Juve di “accacchino” partí per vincere la Coppa dei Campioni ma, come spesso le é successo, se ne tornò a mani vuote, eliminata in semifinale dal Benfica.

Quell’anno a vincere fu il Manchester United (guidato dal grande matto George Best), proprio l’avversario dell’Ajax di quest’anno.

 

Nelle due foto Johnny Rep con Platini ai tempi del St.Etienne e mentre insieme a Cruijff alza la Champions, dopo lo scambio di maglie con gli sconfitti juventini