Del sacchetto compostabile e dell’umana ottusità [Il Superstite 328]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

 
Oggi, come già accadde per il Sapone di Aleppo, sono costretto a parlarvi di un tema contiguo al mio lavoro di pagnotta. Un aspetto che riguarda chi scrive, chi legge, chi compera e chi mangia. In buona sostanza tutti.

Mi riferisco al cosiddetto shopper, il sacchetto per la spesa, elemento di supporto indispensabile per chi di mestiere fa il commerciante. Indispensabile perché, tranne rarissime eccezioni (che data la pertinenza di ciò che vendo, leggi prodotti salutistici e naturali, dovrebbero essere assai di più), quasi nessuno viene a fare la spesa munito di borsa.

Quasi tutti gli esercizi di Alessandria tale sacchetto lo fanno pagare – magari poco, al realizzo, ma lo fanno pagare -, noi per scelta non lo facciamo. Perché siamo simpatici, o vogliamo soltanto esserlo, e perché crediamo nel ritorno delle buone azioni.

Il fatto è che il nostro sacchetto, di certo non solo il nostro, è di quelli in regola con la legge, prodotto con derivati di mais, biodegradabile e compostabile ovvero conforme alla normativa europea UNI EN 13432, in vigore dall’agosto del 2014. Per questo a noi costa un occhio della testa ma continuiamo a non farlo pagare. C’è una tipologia sgamata di cliente che se ne approfitta e ne fa la raccolta: se spende 2 euro in un pacchetto di caramelle vuole il sacchetto (quello nostro a norma CEE) perché scroccare è bello e perché tali sacchetti (gratis) sono l’ideale per metterci la spazzatura.
Gli sgamati per fortuna sono in minoranza, nulla al confronto di quelli che ti rispondono: «Ah, ho la macchina piena di sacchetti, ma me li dimentico tutte le volte. Sì, me lo dia pure.»

Ma qui ci troviamo solo al capolinea del folclore locale, ambito di un negozio fra tanti. Il discorso vero, così serio da essere quasi tragico, è che in Alessandria come nel resto d’Italia il 50% dei sacchetti che si utilizzano per la spesa è illegale. E se volete qualche numero su tanta illegalità ecco i dati ufficiali forniti dal Ministero dell’Ambiente: 89 tonnellate di shopper non a norma, 160 milioni di euro persi dalla filiera legale, 30 milioni di euro di evasione fiscale, 50 milioni di costi di smaltimento e 183000 euro di sanzioni amministrative comminate ai commercianti.

Al di là dei numeri, un paio di dati sui quali i collezionisti di shopper dovrebbero meditare sono: a) chi alimenta il mercato illegale dei sacchetti non in regola è la criminalità organizzata b) la plastica degli shopper non compostabili ce la stiamo già mangiando da tempo consumando certe prelibatezze a base di pesce fresco, sia italiane che orientali.

Il più recente studio sull’argomento – University of Ghent in Belgio, relatore il Del sacchetto compostabile e dell'umana ottusità [Il Superstite 328] CorriereAlprofessor Colin Janssen – attesta che chi consuma abitualmente pesce ingerisce più di 11000 (undicimila) nanoframmenti di plastica ogni anno con effetti sulla salute dell’uomo ancora tutti da indagare. Secondo Janssen, «le nanoparticelle accumulate possono causare danni a lungo termine e sono sicuramente qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci.»

Ecco cosa c’è in ballo, care lettrici e lettori (che siete anche persone che vanno a far la spesa in piccoli negozi o megacentri commerciali), quando afferrate gli shopper in regola con la legge, magari lamentandovi che si spaccano se il peso degli articoli lì contenuti va troppo oltre la resistenza del contenitore biodegradabile. Ecco cosa c’è in ballo quando uscite senza un’adeguata borsa per la spesa di cui senza dubbio le vostre case – e a quanto pare anche le macchine – abbondano. Ci sono in ballo da un lato la vostra salute e dall’altro l’eventualità, spero sgradita, di far società inconsapevole con i gruppi criminali che gestiscono ancora la plastica, fuorilegge da ormai tre anni.

Quindi, umani spero non ottusi, quando fate la spesa leggete sul sacchetto. Se c’è scritto BIODEGRADABILE E COMPOSTABILE CONFORME ALLA NORMA UNI EN 13432, sarete a posto con la vostra coscienza, con l’etica se circola dalle vostre parti e forse con la vostra salute neppure tanto in prospettiva. Ci possono essere scritte supplementari tipo CONTROLLA SEMPRE LE CERTIFICAZIONI STAMPATE SUL TUO SACCHETTO – RIUTILIZZABILE PER RIFIUTI UMIDI NELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA e anche PER EVITARE IL SOFFOCAMENTO TENERE AL DI FUORI DELLA PORTATA DEI BAMBINI.

Ripetendomi (e neppure mi piace), da noi i sacchetti a norma non si pagano (ancora); ma se ci fossero da sborsare pochi centesimi al riguardo, si sappia che la contropartita è la salvezza (forse) del pianeta. O non si era capito?