I bulli della politica [Controvento]

I bulli della politica [Controvento] CorriereAldi Ettore Grassano

 

 

Giustizia è fatta. Il nemico pubblico numero 1 della democrazia ad Alessandria, tale Graziano Canestri, di cui (non ce ne voglia l’interessato) quasi tutti noi nulla o quasi sapevamo fino a sabato (ma del resto i nemici sconosciuti sono i più subdoli, no?), è stato opportunamente ed energicamente convinto a farsi da parte.

Petto in fuori dunque, un bel respiro soddisfatto, e tanti sorrisi democratici. La competizione vera verso Palazzo Rosso può cominciare. Anche se in verità alla presentazione ufficiale delle candidature manca ancora qualche ora, quindi ci sentiremmo più tranquilli se il senatore Borioli e il consigliere regionale Ravetti (che nel Pd renziano, tra fuoriusciti e scissionisti, sono rimasti quelli più ‘di sinistra’, per dire..) trovassero il tempo di dare una ‘sbirciatina’ veloce a tutte le liste, individuando per tempo altre eventuali presenze pericolose.

Ci piacerebbe continuare a raccontare questa piccola storia così, con lo ‘sfottò’ da bar e la leggerezza che forse merita. Fin dall’inizio la sensazione che abbiamo avuto è stata quella dell’arma di distrazione di massa, della rissa cercata e voluta per non parlar d’altro. E ci è venuta anche alla mente l’immagine dei bulli dell’ultimo anno che, per sentirsi fighi, partono all’attacco del ragazzo più giovane, e meno attrezzato a difendersi.

Ci ha provato Felice Borgoglio a farlo, e ci è piaciuto.Borgoglio convegno

Del resto molti di noi da ragazzi sono diventati di sinistra per quello, fondamentale: difendere il più debole dai soprusi dei più forti, che lo menano con gusto, mostrando i muscoli soddisfatti.

Però i tempi sono cambiati, prendiamone atto: Canestri (che a quanto sappiamo ha una bella famiglia normale, e un lavoro vero da tenersi stretto per mantenerla) ha scelto di sfilarsi, e lo rispettiamo. Anche se la sua candidatura sarebbe stata legittima come quella di qualsiasi altro cittadino: ognuno avrebbe potuto decidere se votare per lui, per gli amici ‘certificati’ di Borioli e Ravetti, o per chissà chi altro.

In un paese normale, in una normale democrazia, funzionerebbe così, credo. E francamente sempre meno mi riesce di dar torto agli amici di cui vi raccontavo l’altro giorno, assolutamente disinteressati a questa politica di politicanti bulli, e di piccoli gruppetti autoreferenziali. Perché stupirsi se poi le persone comuni se ne tengono alla larga, e si interessano soltanto della propria sfera personale di interessi e affetti?

A tutti voi (anzi a tutti noi) buona democrazia dunque, o quel che ne rimane.