Borgoglio, Brina e Boselli replicano a Coloris: “Le nostre partecipate erano all’avanguardia, e al servizio degli alessandrini”

Sarti (Lega Nord): "Quando sarà ripristinato il collegamento autobus con il Centro Riabilitativo Borsalino?" CorriereAlMagari è sfuggito ai più, quel cenno polemico del segretario cittadino del Pd di Alessandria Daniele Coloris alle scelte strategiche nella gestione di Atm negli anni Settanta, ma non ai diretti interessati. Che infatti hanno ‘ponderato’ per qualche giorno una risposta al vetriolo. Eccola, a firma congiunta del sindaco socialista dell’epoca Felice Borgoglio,  di un ‘pezzo da novanta’ del Pci come il vice sindaco e assessore ai Trasporti Alfio Brina, e del direttore dell’ATM Adriano Boselli.

 
Risposta a Daniele Coloris su ATM

 

Scrive Daniele Coloris: ”Perche in piena crisi petrolifera, nel 1974, l’amministrazione Atm entrataBorgoglio rinunciò ai filobus elettrici?”
Va ricordato che il Censimento del 1971 ha fatto registrare nel nostro comune 102.355 abitanti. La giunta di Sinistra (Pci-Psi), venne varata l’11 marzo 1972. L’ATM venne inaugurata il 1° gennaio 1973. Le vetture sono state subito dotate di obliteratrici automatiche, questa soluzione ha consentito di iniziare il servizio con un agente unico per vettura (l’Arfea ne aveva due). In tal modo è stato possibile fissare l’organico della nuova azienda in 141 unità.

La politica del trasporto pubblico della giunta di sinistra comprendeva:

1) l’adozione dell’Isola pedonale in città e quindi la rimozione delle linee filoviarie da Corso Roma, Piazzetta della Lega, via dei Martiri e Piazza della Libertà, 2) l’estensione del servizio trasporti ai nuovi quartieri: Galimberti ed Europa, 3) il collegamento con tutti i sobborghi, i quali in quel periodo, anche per la carenza del trasporto pubblico, registravano un continuo calo di popolazione a favore del capoluogo. Il completamento di questa strategia portò l’utenza annuale dell’Atm a 16 milioni di biglietti venduti con un numero di dipendenti invariato.

L’organico dell’Atm, negli ultimi anni, prima di fallire, aveva raggiunto le 250 unità, mentre l’utenza annuale era scesa a meno di 4 milioni.

La rete filoviaria ereditata dalla gestione Arfea era costituita dalla linea Casermette – Sanatorio e dalla circolare della Pista. La linea A attraversava la città nella direttrice Sud – Nord: Corso Acqui, Viale Brigata Ravenna, Spalto Borgoglio, Stazione ferroviaria, Corso Crimea, Piazza Garibaldi, Via Covour, Piazza della Libertà, Via Mazzini, Viale Milite Ignoto, Sanatorio Borsalino e ritorno.
L’impianto filoviario riscattato dall’Arfea, oltre a presentare un’eccessiva rigidità di percorso, registrava una marcata obsolescenza sia nella rete elettrica che nei relativi filobus (i tulon come li chiamavano gli alessandrini), per cui si giunse alla determinazione – confortati anche da un luminare del trasporto pubblico, l’ing. Paschetto, direttore dell’Atm di Torino e nostro consulente nei primi anni di avvio del servizio – di dotare l’Azienda di moderni autobus, il cui acquisto era incentivato dalla stessa Regione Piemonte oltreché da una legge nazionale.

Gli autobus garantivano maggiore flessibilità nei percorsi, mentre l’entrata in vigore dell’Isola pedonale assicurava a sua volta una drastica riduzione dell’inquinamento nel centro storico. L’introduzione del gas metano in città ad uso riscaldamento, in sostituzione del gasolio e dell’olio pesante, completava il disegno ecologistico. Compito quest’ultimo portato avanti dall’Azienda Acqua e Gas (Amag) costituita nel 1976.

Daniele Coloris a quel tempo forse non era ancora nato, di sicuro non era in grado di intendere e assimilare un simile disegno strategico, ragion per cui il suo proposito polemico sullo smantellamento della rete di trasporto elettrico in piena crisi petrolifera ed energetica ci sembra del tutto gratuita e fuori luogo.

L’avessero avuta gli amministratori giunti successivamente, tanta determinazione, volontà politica e fermezza programmatica per resistere all’ondata d’urto contro l’isola pedonale portata avanti da uno sparuto gruppo di commercianti.

Resta comunque il dato storicamente inconfutabile: noi le municipalizzate le abbiamo fatte ed hanno garantito un buon servizio alla città e agli alessandrini per oltre quarant’anni, mentre altri hanno cancellato l’Isola pedonale, gonfiato gli organici, venduto a privati buona parte del patrimonio, portato il Comune al dissesto finanziario e fatto fallire le diverse aziende.

 

Felice Borgoglio
già Sindaco di Alessandria

Alfio Brina
già Vice Sindaco
e Assessore alle municipalizzate

Adriano Boselli
già Direttore dell’Atm