L’odore della carta [Il Flessibile]

caruso4di Dario B. Caruso.

Giuseppe è sorridente.
Ci accoglie sul ponticello che si affaccia sul suo mulino e ci accompagna all’interno.

Giuseppe Traverso è deciso, come tutti gli scorpioni.
Classe 1987, dopo la Laurea in Scienze Biologiche presso l’Università di Genova frequenta un corso indetto dalla Regione Liguria e quindi decide di far rivivere il Museo della Carta di Mele, a dieci minuti di autobus dalla stazione ferroviaria di Genova Voltri e a duecento metri dal Santuario dell’Acquasanta.
Un pezzo di Liguria segreta che gode di ritmi lenti e silenziosi.

L'odore della carta [Il Flessibile] CorriereAlArriviamo a metà mattinata con una trentina di giovani.
Abbiamo davanti una giornata indietro nel tempo.
Giuseppe ci illustra i vecchi macchinari che nei secoli sono stati preziosi per la produzione della carta e oggi lo restano per la memoria che conservano.
Le orecchie dei ragazzi sono tese, gli occhi ammaliati dall’atmosfera e distratti dallo smartphone utilizzato per una volta (incredibile ma vero) per scattare foto anziché i tradizionali selfie.
Viene da gridare al miracolo.

Poi, dopo il pranzo al sacco in giardino, il laboratorio del fare.
Tutti con le mani nell’acqua alle prese con il setaccio, per realizzare fogli di carta diversi da quelli patinati dei libri di scuola.
“Senta prof, come è ruvida” esclama sorpreso Adriano accarezzando il prodotto ancora umido.
Gloria guarda la sua carta contro la luce del sole che entra dalle grandi persiane che contornano tutta la mansarda.
Alessia invece ha le mani immerse nell’acqua del bacile, divertita come un bimbo che per la prima volta entra in un luminoso Luna Park.
Ciascuno di loro, visto in una dimensione differente, ti sorprende; riesci a coglierne sfumature di carattere che dietro ai banchi di scuola resterebbero per sempre ignote.

Potenza delle gite d’istruzione.
E potenza della macchina del tempo.
Grazie, Giuseppe!
Alla prossima occasione.