Le tecniche per fare una consulenza di valore che in Italia nessun commercialista conosce [Win the Bank]

Malvezzi Win nuovadi Valerio Malvezzi

 
Una storia di tanti anni fa

Ero in Ufficio, quando ricevetti una telefonata.

Buongiorno, si ricorda di me? – chiese l’imprenditore al telefono – Ci siamo conosciuti l’altra sera, a margine del convegno in Camera di Commercio in cui Lei era relatore. In quegli anni ero consulente economico del Sindaco della città di Alessandria e capitava sovente di fare interventi in Convegni cittadini, dato che ero anche il Segretario generale dell’Associazione per il Piano Strategico della città, che avevo provveduto a scrivere.

Mi venne in mente il viso del mio interlocutore, che ai margini del convegno mi aveva parlato di una sua attività all’estero. Quindi, focalizzai subito chi fosse l’imprenditore. In breve, mi spiegò che voleva affidarmi una consulenza per avere un parere imprenditoriale: gli conveniva o meno investire in una cementeria in Ucraina?

Dopo il primo incontro in azienda, mi feci mandare il materiale a disposizione, per decidere se accettare o meno il caso, che si presentava non semplice. Quando ricevetti via mail il materiale, le mie prime impressioni risultarono confermate.

Le tecniche per fare una consulenza di valore che in Italia nessun Commercialista conosce [Win the Bank] CorriereAl 1

Intanto, il problema era che, al di là della lingua e della traduzione in inglese, occorreva usare un linguaggio comune agli interlocutori di quel Paese (a vario titolo; venditori, soci e investitori).

Secondariamente, non era affatto semplice valutare se fosse il caso di investire rilevanti somme di denaro (parlavamo ovviamente di diversi milioni di euro).

Certamente, vi erano prospettive economiche relativamente chiare. Esisteva una bozza di documento, una sorta di budget, un business plan di massima, redatto dal commercialista dell’azienda italiana.

E allora, per quali ragioni rivolgersi a uno specialista in materia di finanziamenti d’azienda quale io ero?
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