In ricordo di Armando Plebe, grande filosofo alessandrino

In ricordo di Armando Plebe, grande filosofo alessandrino CorriereAldi Aldo Rovito

 
Si è spento nei giorni scorsi a Roma Armando Plebe, nell’assordante silenzio dei grandi e piccoli mezzi di comunicazione di massa. Era nato nel 1927 ad Alessandria (qualche giornale alessandrino ne ha parlato?).

Negli anni giovanili aveva conosciuto Benedetto Croce, che lo aveva istradato negli studi filosofici e introdotto nella casa Editrice Vito Laterza. Nel 1959 la docenza all’Università di Perugia come incaricato di Storia della Filosofia; nel 1961 il passaggio all’Università di Palermo, come ordinario di Storia della Filosofia e Direttore dell’Istituto di Filosofia della Facoltà di Lettere.Tra le sue opere principali “Hegel filosofo della storia” (1949); «Discorso semiserio sul romanzo» (1965); «L’estetica italiana dopo Croce» (1968). Si era formato culturalmente nell’ortodossia marxista, finchè nel 1968 pubblicò un testo di rottura con il pensiero marxista, “CHE COSA HA VERAMENTE DETTO CARLO MARX” (Ubaldini). Nei primi anni ’70 la pubblicazione di un saggio “LA FILOSOFIA DELLA REAZIONE” (Rusconi, 1971) segnò la definitiva rottura con il marxismo, cui conseguì l’ingresso nel MSI di Almirante e la sua elezione al Senato nelle liste missine nel 1972 e nel 1977.

Malgrado il Segretario missino gli avesse dato carta bianca per dirigere il settore In ricordo di Armando Plebe, grande filosofo alessandrino CorriereAl 1Cultura del partito (suscitando non pochi malumori nella base missina), nel 1976 Plebe uscì dal MSI per aderire al movimento scissionista di Democrazia Nazionale. Non rieletto nel 1979, lasciò la politica attiva anche se successivamente tentò di iscriversi al Partito Radicale, ma la sua richiesta fu respinta.

Terminata l’esperienza parlamentare tornò a insegnare all’Università di Palermo e come storico della filosofia, in particolare del pensiero greco, è considerato tra i importanti interpreti di Aristotele. Riavvicinatosi negli anni Novanta al marxismo (nel 1994 pubblicò Tornerà il comunismo? da Piemme), negli anni 2000 Plebe è stato editorialista del quotidiano Libero. I suoi libri più recente sono stati per lo più a carattere autobiografico: Manuale dell’intellettuale di successo (Armando, 2005), Il quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti (Biblioteca di via Senato, 2005), Il nuovo illuminista. Obiettivo libertà (Biblioteca di via Senato, 2006), Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo negli anni ruggenti (Qanat, 2012).

Plebe si definiva come un illuminista scettico sostenitore d’un anarchismo intellettuale.“Odio la massa e me ne tengo lontano. Solo in questo sono uomo di destra” aveva anche detto per giustificare il suo passaggio dal marxismo al MSI.

Il 5 febbraio 1977, Armando Plebe, in una intervista a Giampaolo Pansa del “Corriere della Sera”, alla domanda che cosa poteva dire dell’esperienza vissuta nel MSI quale responsabile del settore cultura, cosi rispose:
«… mi dettero assoluta carta bianca. Nel MSI c’era un’attesa messianica dell’arrivo della cultura. E il mio arrivo è stato l’arrivo della cultura con la “C” maiuscola, e di fatto mi hanno trattato con i guanti. Io ho provato a vedere che tipo di cultura si poteva mettere in piedi a destra. Facevo dei tentativi, erano acrobazie; di intellettuali non se ne raccattava nemmeno uno».

È una testimonianza che provoca ancora oggi, sofferenza, ma sarebbe un errore rimuoverla, ricorrendo alla frettolosa analisi di un transfuga. Facciamo una prima constatazione che è rivolta soprattutto a coloro che, come me, negli anni verdi, hanno conosciuto il MSI degli anni 50 e 60, quando, in quell’ambiente, non mancavano certo le biblioteche.
C’erano i libri e l’indottrinamento di Evola, ma anche quelli di Giovanni Gentile. C’era sullo sfondo il contrastante lascito poetico di D’Annunzio e di Marinetti, la pittura di Soffici e Sironi; il teatro di Pirandello, la musica di Mascagni; i lauri accademici di Guglielmo Marconi; l’impronta delle grandi riviste fiorentine del primo ‘900 con il vivace ingegno di Papini, la seminagione di Pareto, di Sorel, di Rensi, di Spengler; poi la riscoperta dei francesi da Peguy, a Barres, a Maurras, a Drieu La Rochelle. C’erano, vivi, accanto e alle spalle di noi, giovani missini negli anni 50 e 60, Carlo Costamagna, Gioacchino Volpe, un linguista come Antonino Pagliaro; c’erano Leo Longanesi, Giuseppe Prezzolini. Ricordo almeno tre Rettori di Università impegnati in manifestazioni di destra: De Francisci, Papi, Menotti De Francesco. E leggevamo e studiavamo e pensavamo…….

Potrei continuare a snocciolare nomi che valgono quanto e più di Armando Plebe; eppure quell’affermazione del filosofo marxista, che sostenne di aver portato a destra la cultura, non fu frutto soltanto della vanità del filosofo alessandrino, ma…………… questa è un’altra storia, sulla quale riflettere (e rifletteremo) in altra sede.