Fornaro: “Un nuovo inizio, da sinistra di governo: riformista, ma non moderata”. Venerdì 17 marzo Bersani ad Alessandria

Le ragioni di una scelta CorriereAl“Il nome corretto è Articolo 1 Movimento dei democratici e progressisti. Capisco poi le semplificazioni, ma non le denigrazioni”. DP non è un PD al contrario insomma, e neppure la riedizione modernizzata di Democrazia Proletaria: incontriamo il senatore alessandrino Federico Fornaro (da quattro anni uno dei maggiori protagonisti della minoranza Dem in Senato e oggi tra i promotori del nuovo soggetto politico, e neo tesoriere del gruppo a Palazzo Madama) ad Alessandria, a margine di riunioni e incontri istituzionali per cercare di evitare i licenziamenti ‘di massa’ a Telecity (emittente radiotelevisiva a cui Fornaro è particolarmente legato, da ex sindaco di Castelletto d’Orba, dove il gruppo ha le sue radici storiche), ed è l’occasione per capire un po’ meglio cos’è, ma soprattutto cosa si propone di essere nel prossimo futuro questo nuovo soggetto politico “di sinistra riformista, e di governo: dove riformista non significa moderato, anzi. Il riformismo può e deve essere rigoroso e intransigente”.

In attesa della serata alessandrina con Pierluigi Bersani (venerdì 17 marzo alle ore 21 a Cultura e Sviluppo), il senatore Fornaro ribadisce: “vogliamo modificare non solo ‘l’offerta politica’ del paese, ma la capacità di tornare ad incidere a livello sociale, su tanti temi delicati che si chiamano lavoro (che non c’è, o è sempre più precario, diritti (soprattutto dei più deboli) alla salute, all’istruzione, ad opportunità di vita dignitosa e di miglioramento che non siano legati soltanto alla ‘fuga’ dall’Italia”.

 
Senatore Fornaro, tanto tuonò che piovve: la scissione (comunque la si voglia chiamare) alla fine è Palazzo Madamaarrivata. Partiamo dai numeri in Parlamento: quanti siete, ad oggi, ad avere aderito al Movimento dei democratici e progressisti?
36 deputati, e 14 senatori. Compresi 17 parlamentari ex Sel.

Possibilità di altre adesioni?
Dipenderà credo dall’esito del congresso del PD, che poi in realtà coincide con le primarie del 30 aprile. Ad oggi mi pare che Orlando sia un po’ ‘schiacciato’ tra le figure di Renzi e Emiliano. Ma, al di là di chi vincerà, dipende da come vincerà, e imposterà il futuro cammino del PD. Per essere chiari: se vincesse Renzi, e se il PD fosse sempre più il ‘partito del capo’, direi che ulteriori ‘uscite’ nei prossimi mesi non sarebbero per nulla clamorose, anzi…

Voi intanto cosa farete?
Nei giorni scorsi abbiamo costituito i gruppi parlamentari, ora proseguiremo con la messa a punto dell’organizzazione sul territorio, nelle diverse regioni e province. Ma soprattutto avvieremo una fase, rapida ma approfondita, di confronto sulle questioni più urgenti per il paese. E lo faremo parlando direttamente ai cittadini, e cercando di ‘riannodare’ i legami con i corpi intermedi, a partire dai sindacati.

gentiloniIl Governo Gentiloni avrà il vostro appoggio?
(sorride, ndr) Credo che Gentiloni abbia molto più da temere da Renzi, che non da noi. Sosteremmo l’attuale esecutivo con trasparenza, e senza chiedere assolutamente alcun ‘rimpasto’: non sono certo le poltrone il nostro obiettivo. Chiediamo però, questo sì e con fermezza, che ci siano priorità concrete, che si chiamano lavoro, occupazione, sanità, scuola, legalità.

Senatore, basta parlare con le persone in carne e ossa, o anche italia-svendesisemplicemente ascoltarle parlare al bar, in treno, al mercato: se c’è un elemento condiviso in questo momento dagli italiani di ogni latitudine e bandiera, in questo momento, è la rassegnazione, e la sensazione di un declino tanto rapido quanto inevitabile….voi che potete fare?
Innanzitutto parleremo il linguaggio della verità. Basta con la narrazione ‘finto positiva’ renziana di un paese che semplicemente non esiste, e basta alla mistificazione della realtà. Proprio perché, se non vogliamo accettare che il declino sia inarrestabile, dobbiamo prima di tutto prendere atto che c’è, è in corso, e gli italiani lo sanno benissimo. E sanno che esiste un punto di partenza irrinunciabile, che ci chiama lavoro, con tutto il suo corollario di diritti imprescindibili, e di dignità. Dal lavoro, e solo da lì, possiamo e dobbiamo ripartire.

Cgil BandieraQuindi voterete sì ai due referendum della Cgil?
Sicuramente siamo favorevoli alle richieste avanzate dal sindacato, con il supporto di milioni di firme dei cittadini, sul fronte voucher e appalti: o il governo riesce a trovare rapidamente soluzioni legislative soddisfacenti, o si dovranno tenere i referendum nei tempi previsti. In tal caso, il nostro sarà un doppio sì, al fianco della Cgil. Non solo: anche sul jobs act abbiamo sempre avanzato forti riserve, certi che non fosse un provvedimento adeguato, ne risolutivo. Oggi lo dicono anche i numeri: ed è evidente che i diritti dei lavoratori devono assolutamente tornare al centro dell’agenda politica, in questa fine di legislatura e naturalmente nella prossima.

Secondo lei ci saranno elezioni politiche anticipate, o si voterà esattamente tra un anno, come da scadenza naturale? E con quale legge?
Nonostante Renzi non si sia ancora mi pare rassegnato del tutto, mi pare davvero complicato che si possa riuscire a votare a giugno, e tantomeno a settembre, considerato che si dovrebbero raccogliere le firme necessarie e fare campagna elettorale ad agosto. In autunno poi ci si dovrà concentrare sulla legge di bilancio, quindi tutto sommato sì, credo che voterà all’inizio del 2018. Con che legge lo vedremo. Noi siamo d’accordo con il presidente Mattarella quando chiede che ci sia armonizzazione tra le leggi di Camera e Senato, e siamo pronti a dare il nostro contributo.

Con il ‘Fornarellum’, proposta di legge elettorale a suo tempo da lei elaborata, e di cui Centro destra alessandrino 'ai ferri corti'. Cava: "non mi candido". Torna l'ipotesi 'grande coalizione'? CorriereAl 1abbiamo già parlato in passato?
Il ‘Fornarellum’, se così vogliamo chiamarlo, rimane a mio avviso almeno per due elementi cardine: 1) la necessità di tornare a piccoli collegi uninominali, intorno ai 150 mila abitanti, che garantiscano un rapporto reale fra cittadini elettori ed eletti, e questo sia in caso di competizione fra singoli partiti che fra coalizioni. 2) abolizione dei capolista bloccati, per evitare che gran parte dei parlamentari siano scelti non dagli elettori, ma da pochissimi segretari di partito, che porterebbero in parlamento i propri eserciti personali. Noi diciamo no grazie, non è questa la democrazia che vogliamo.

I vostri detrattori dicono: “è una scissione solo a fini elettorali, PD e DP rimangono insieme ora a sostenere il Governo Gentiloni, e saranno uniti anche dopo il voto”. Lei che risponde?
Che solo chi non ha seguito la politica italiana, in particolare, degli ultimi due anni, può pensare ad un accordo tattico con Renzi: la nostra scelta, dolorosa, di andarcene, e di fondare non un partito in termini tradizionali, e residuali/minoritari, ma un ampio movimento che sia ‘inclusivo’ e aggregante rispetto a diversi soggetti, nasce proprio dal bisogno di offrire al Paese, e agli elettori, un’alternativa chiara al renzismo, e all’idea di un uomo solo al comando. Oltre che naturalmente ad altri partiti e movimenti da noi lontanissimi: dalle destre ai 5 Stelle.

D’accordo, ma di fatto restate alleati dei renziani: e dopo le prossime elezioni politiche?
Dipenderà da diversi fattori: il risultato del congresso del Pd di fine aprile, le loro scelte conseguenti, la loro proposta politica. E certamente anche il tipo di legge elettorale: perché siamo trasparenti e determinati, ma non stupidi.

Ottria (PD): “il Partito Democratico torni ai ‘fondamentali’ della sinistra. Sulla sanità alessandrina ancora troppe incertezze: di chi è la responsabilità?” CorriereAl 3E a casa nostra, senatore? Il consigliere regionale del PD Ottria e il capogruppo a Palazzo Rosso Camillo, da sempre molto vicini alle sue posizioni, non hanno ancora ‘strappato’: solo tattica e questioni organizzative, o c’è dell’altro?
Non entro naturalmente nelle scelte dei singoli, che sono comunque individuali. Certamente in provincia di Alessandria, come altrove, stiamo avviando ora il percorso organizzativo, che sarà aperto e ‘inclusivo’ rispetto ad una vasta area di sinistra, compresa la dimensione del ‘civismo’: che esiste, e che non è certamente appannaggio solo dei 5 Stelle. Non faremo un partito del Novecento però, ma del ventunesimo secolo: capace di stare tra la gente, e di starci davvero: utilizzando anche il web in maniera forte e innovativa, ma sempre ritenendo irrinunciabile il rapporto diretto con le persone in carne ed ossa.

Al più tardi l’11 giugno ci saranno le elezioni comunali: Sindaco Rossa a ruota libera: bilancio di fine mandato e 'trailer' del programma elettorale CorriereAl 1ossia Alessandria e Acqui Terme, oltre ad altri comuni più piccoli. Appoggerete i candidati del centro sinistra, a partire da Rita Rossa, o potreste valutare altre opzioni?
No, nessuna altra opzione, l’ho chiarito già in precedenti dichiarazioni: appoggio ai candidati di centro sinistra, anche se stiamo valutando in quale forma. Ossia dove è possibile faremo nostre liste. Certo, se le elezioni si tenessero tra un anno sarebbe possibile avviare un percorso diverso, un confronto più ampio: ma dati i tempi, e dato anche il nostro sostegno in questi anni, in particolare, all’amministrazione di centro sinistra a Palazzo Rosso, riteniamo di dover mostrare una certa coerenza. Ovviamente però con lo stesso confronto franco e trasparente sui temi e sulle priorità, esattamente come a livello politico nazionale.

Ettore Grassano
Fornaro: “Un nuovo inizio, verso una sinistra di governo: riformista, ma non moderata”. E a casa nostra cosa succederà? CorriereAlEcco il manifesto dei valori di Articolo 1 Movimento dei democratici e progressisti

Siamo donne e uomini che si impegnano in un movimento democratico e progressista con l’obiettivo di dare all’Italia un governo che corrisponda ai bisogni e gli interessi del nostro Paese.
Un progetto di governo che si avvalga dell’esperienza delle donne per realizzare una società più equilibrata, accogliente, meno individualista, che si batta per sviluppare una coscienza dei diritti e delle libertà fondamentali.

Pensiamo che l’Italia abbia urgente necessità di questo impegno per contrastare il populismo e l’avanzata delle forze antisistema e della destra isolazionista e reazionaria.

Per questo serve costruire e radicare in tutte le comunità un campo di esperienze democratiche e progressiste legate alle culture socialiste, liberali, cattoliche democratiche e ambientaliste, al mondo civico dell’associazionismo e del volontariato, alla grande mobilitazione popolare manifestatasi nel recente referendum costituzionale.

Per questo ci rivolgiamo a tutte e tutti quelli che hanno a cuore la cosa pubblica e il desiderio di cambiare l’Italia.

Questo processo costituente si propone di ricostruire un centrosinistra plurale, non soffocato da ambizioni leaderistiche e da pretese di arrogante autosufficienza che inevitabilmente porteranno alla vittoria dei nostri avversari, né dalla rassegnazione alla progressiva impotenza delle istituzioni democratiche, ma che sappia trarre nuova linfa vitale dai valori costituzionali dell’antifascismo e dalla storia repubblicana migliore, a partire dall’esperienza dell’Ulivo.

Un progetto all’altezza dei tempi che propone una sfida in Italia e in Europa per rilanciare una politica vissuta come efficace da chi è emarginato, escluso e sconfitto dalla globalizzazione neoliberista e dal saccheggio delle risorse della Terra.

Della nostra Costituzione assumiamo come principio guida l’articolo 1: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Il lavoro stabile e giustamente remunerato è la prima garanzia per un’equilibrata costruzione del sé e per un progetto di vita pienamente agito e realizzato. Per questo ci accorgiamo della sua importanza soprattutto quando non c’è. E il declino economico che ne consegue alimenta inevitabilmente anche un declino civile.

L’uguaglianza è la nostra bussola e una maggiore equità fiscale il nostro obiettivo. Combattere le disuguaglianze non è soltanto una richiesta di ordine morale che vuole affermare un elementare bisogno di giustizia, ma ha anche una sua natura e logica economica: se si allarga la forbice sociale si minano le condizioni stesse della crescita e quindi la possibilità di un’equa ridistribuzione dei profitti tra i cittadini.

Nessuno si salva da solo e nessuno può stare davvero bene se gli altri stanno male: la dignità della persona e il rispetto della libertà di ogni singolo individuo sono dunque un principio basilare sia in campo morale e civile, sia in quello economico e sociale. Bisogna anzitutto attivare politiche attive del lavoro incentrate sulla sua qualità. Nell’immediato significa arrestare l’uso indiscriminato dei voucher e di altre forme lavorative che costano poco. Anche per questa ragione è necessario fissare immediatamente una data per lo svolgimento dei referendum sul lavoro promossi dalla Cgil e sottoscritti da oltre tre milioni di cittadini.

Riconosciamo la libera iniziativa economica che può portare al dinamismo e alla crescita del Paese nel rispetto delle regole condivise e del principio di legalità. Siamo però convinti che l’istruzione, la sanità, la sicurezza e l’ambiente debbano avere un valore universalistico, senza distinzioni tra ricchi e poveri, perché sono beni comuni che definiscono il grado di civiltà e di democrazia di un Paese. La difesa dei beni comuni è la risposta che la politica deve dare a un bisogno di comunità e di partecipazione che è tornato a manifestarsi tra noi. Dobbiamo investire su misure universali di sostegno al reddito a contrasto dell’esclusione sociale, su politiche per il diritto alla casa, di promozione del diritto alla parità di genere, di supporto alle famiglie per le cure parentali, che potenzino l’offerta pubblica dei Comuni e delle Regioni.

La grande sfida dei democratici e dei progressisti è guidare il rilancio di un processo di integrazione europea ancorato alla Carta Costituzionale. Meno retorica europeista e più politiche su scala continentale per ridurre la forbice che si è aperta tra democrazia e sovranità in ambiti fondamentali come la difesa, le politiche fiscali, la sicurezza, la lotta alla povertà e l’aumento del bilancio Ue.

L’articolo 1 della Costituzione contiene un altro valore per noi fondamentale, quello di popolo. L’unico modo per arginare l’onda populista è quello di tornare a essere popolari. Ciò significa recuperare il rapporto con le periferie, quelle politiche, sociali, culturali e antropologiche, che oggi compaiono soltanto nella parola spirituale di papa Francesco. In queste periferie avanza una nuova destra, aggressiva, identitaria che sfrutta il disagio sociale per vendere false risposte ai vecchi e nuovi problemi sollevati oggi dai cittadini.

Ora tocca a noi dare risposte chiare, inclusive che riportino la sicurezza sociale nella vita quotidiana di ognuno di noi e rispondano a un’esigenza di protezione declinata secondo i valori della sinistra e di un nuovo centrosinistra di governo.

Vogliamo costituire un movimento aperto, non un partito, che sia anche la costituente di un rinnovato centrosinistra, perché non rinunciamo al progetto di una grande forza unitaria del centrosinistra e vogliamo essere da stimolo affinché il Partito democratico riprenda questo cammino arrestando la sua deriva neocentrista.

Da oggi il nostro lavoro è questo e lo vogliamo fare con tutte e tutti voi.