Ottria (PD): “il Partito Democratico torni ai ‘fondamentali’ della sinistra. Sulla sanità alessandrina ancora troppe incertezze: di chi è la responsabilità?”

Ottria (PD): “il Partito Democratico torni ai ‘fondamentali’ della sinistra. Sulla sanità alessandrina ancora troppe incertezze: di chi è la responsabilità?” CorriereAl 3“Il mio partito, il PD, deve tornare ai fondamentali della sinistra, a livello paese come a casa nostra in Piemonte: lavoro, sociale, servizi e sostegno ai tanti cittadini che se la passano sempre peggio. O torniamo a confrontarci con le persone in carne e ossa, e con i loro problemi, o la vedo davvero grigia”. Parole di Walter Ottria, già sindaco di Rivalta Bormida e consigliere provinciale, e da quasi tre anni consigliere regionale. Pronunciate a bassa voce, con il sorriso mesto di chi sa di trovarsi in una posizione fra le più scomode: “avverto fortissimo il disagio delle persone, soprattutto delle piccole comunità dell’acquese da cui provengo: e cerco di rappresentarlo meglio che posso in consiglio regionale, in aula e nelle commissioni”.

Con il risultato che ogni tanto colleghi di maggioranza gli chiedono se sia ancora nel PD (queste, poi, sono ore particolarmente convulse da quelle parti: solo ieri ha annunciato l’uscita dal Partito Democratico il senatore Federico Fornaro, a cui Ottria è da sempre molto vicino), o se invece non sia passato all’opposizione, magari tra i 5 Stelle, “realtà che non ho mai demonizzato peraltro, e che c’è perché sa dare voce ad un autentico disagio di massa. Ma io sono sempre nel PD, e con orgoglio: certo, vorrei un altro PD rispetto a quello che ho visto all’opera con il Governo Renzi, non lo nego: anzi…Intanto continuo a incontrare i sindaci del nostro territorio, ad ascoltarli, a confrontarmi con loro: e il quadro non è certamente roseo”.

E su Fornaro: “con Federico ho da sempre condiviso la strada all’interno del PD dalla sua fondazione, attraverso anche il mio mandato in Provincia di Alessandria, luogo in cui è stato il mio Capogruppo e dove ho imparato ad apprezzarne le qualità. Molti dei temi su cui ha lavorato, lavora e che pone nella sua analisi mi appartengono. Quale sia la comunità adeguata affinché questi possano trovare una giusta accoglienza e le risposte autorevoli sarà la sfida delle prossime settimane. Qualunque sarà il nostro percorso, la stima per le sue capacità umane e politiche, per la sua coerenza e l’affetto personale sono ancora più forti di prima”. Come a dire ‘io per ora resto, ma la vicinanza politica con Fornaro rimane forte”. Vedremo.

Proviamo intanto a capire qual è oggi la posizione di Ottria su diverse questioni ‘calde’ sul tappeto, dalla sanità provinciale (in questa prima parte) ai temi ambientali (nel ‘pezzo’ che pubblicheremo nei prossimi giorni). E come, nei prossimi due anni, intende muoversi all’interno delle aule e dei palazzi della Regione Piemonte per dar voce ad un lembo di Piemonte (l’alessandrino in generale, e ‘il suo’ acquese in particolare) che dalla ‘razionalizzazione’ targata Chiamparino stanno uscendo, francamente, con le ossa rotte.

 
Consigliere Ottria, da tre anni tra l’incudine e il martello….Ottria (PD): “il Partito Democratico torni ai ‘fondamentali’ della sinistra. Sulla sanità alessandrina ancora troppe incertezze: di chi è la responsabilità?” CorriereAl
(sorride, ndr) Bella definizione, a volte mi sento in effetti un po’ così, e mi chiedo costantemente se sto facendo tutto il possibile. Ovviamente lasciamo che giudichino i cittadini. Certamente tre anni fa abbiamo trovato in Regione una situazione ancora peggiore di quanto ci aspettassimo, a partire dalla sanità (che da sola più dell’80% dei circa 11 miliardi di euro del bilancio regionale, ndr): in diverse aziende ospedaliere non esistevano neppure bilanci aggiornati, per dare l’idea: e comunque la gestione dei conti era più che allegra, con dall’altra parte un rigoroso piano di rientro imposto da Roma, con il rischio di ulteriori pesantissime sanzioni.

 

Chiamparino SaittaOggi pare che i conti vadano meglio: ma a pagare il conto sono soprattutto province periferiche (e poco rappresentante: nella giunta Chiamparino non ci sono assessori alessandrini, ed è la prima volta dalla nascita delle Regioni) come la nostra….
Purtroppo è così: La riforma Saitta (realizzata sul modello ‘disegnato’ dal ministro della Salute all’epoca del ministro alessandrino Balduzzi) ha consentito in effetti di avviare un importante risanamento dei conti, che oggi ‘tornano’: nel senso che con i circa 8 miliardi di trasferimenti statali la sanità piemontese sta in piedi, e la Regione riesce anche ad ‘accantonare’ annualmente una cifra importante, intorno ai 500 milioni di euro, necessaria per pagare il debito complessivo di circa 10 miliardi di euro, interessi compresi.

 

Però, consigliere, ai malati alessandrini, tra cui molti anziani, del Sanità taglirisanamento dei conti della Regione importa poco o nulla, se poi la qualità dei servizi si abbassa, le liste di attesa si allungano, gli ospedali di territorio vanno verso la dismissione…
Già…è quello che spesso ripeto a Torino, a costo di risultare pedante o sgradevole. Il punto è che Alessandria è davvero una provincia particolare, con tanti centri zona che hanno sempre rappresentato dei ‘piccoli capoluoghi’: penso alla ‘mia’ Acqui, ma anche a Tortona, Novi o Casale. E nel ‘ripensare’ l’erogazione dei servizi sanitari alcune aree, proprio Acqui e Tortona in particolare, stanno pagando un costo davvero molto elevato.

Anche perché lo slogan diceva ‘meno ospedali, ma di maggior qualità’, e ‘più servizi territoriali’: ma chi li ha visti?
Esattamente: le Case della Salute, ad esempio. Bella idea, ma dove le collochiamo? Possibile che non se ne preveda neanche una nell’acquese, che è territorio con tanti piccoli paesi dispersi, lontano da Alessandria come dalla Liguria? E poi, come funzioneranno queste strutture? Se devono essere solo poliambulatori, forse è poco. E soprattutto non si può rimanere anni in un clima di ‘sospensione’: con gli ospedali di distretto ridimensionati, e al contempo la mancanza di alternative adeguate. Le faccio un esempio concreto, delle scorse settimane: un paziente acquese deve curarsi per una patologia per la quale Acqui non è più attrezzato, si rivolge ad Alessandria, ma da qui viene dirottato a Casale Monferrato. In una città che non conosce, completamente spaesato, con un disagio assoluto per i parenti che lo assistono.

Il Servizio Sanitario Nazionale è ancora sostenibile, e come? Il sistema salute al centro di un dibattito alessandrino CorriereAl 1Se vuole rincariamo la dose consigliere: ad Alessandria visite reumatologiche (lo so per certo) e mi si dice anche diverse altre patologie, presentano liste di attesa di diversi mesi. Anche se si accetta il percorso a pagamento. E alternative private (a pagamento naturalmente) propongono tempi non più brevi. In pratica, situazione di pre collasso. Che si fa?
Io sto aspettando che l’assessore Saitta accetti il mio invito a visitare Acqui e acquese: spero venga presto, perché senza vedere non si capisce. Peraltro poi certe dinamiche prescindono dall’assessore: mi chiedo ad esempio se la cooperazione tra vertici Aso e Asl sia ottimale. Dai risultati, francamente, non si direbbe.

Il nuovo moderno ospedale di Alessandria, se mai si facesse, Ecco perchè l'Ospedale di Alessandria merita di diventare IRCCS CorriereAlrisolverebbe ogni problema?
Intanto è un percorso ancora lungo: ci vogliono le risorse (project financing oggi non è più una parola tanto magica: un imprenditore privato prima di investire cifre importanti ci pensa due volte. Una banca prima di aprire i ‘cordoni’ della borsa anche), ma ci vogliono anche idee chiare sul progetto, a partire dalla collocazione geografica. Non mi pare che ad oggi ci siano. Come pure siamo tutti contenti quando si parla di diventare eccellenza sul fronte della ricerca: ma di IRCCS in Piemonte c’è solo Candiolo, che ha sempre potuto contare su ingenti finanziamenti anche privati. Siamo certi che da noi ci siano le condizioni?

Ospedale Acqui 1Consigliere Ottria, in effetti il suo sembra un osservatorio di ‘quasi’ opposizione: i rapporti con il suo collega acquese Mighetti, dei 5 Stelle, come sono?
Ma no, non faccio opposizione: ma non ci sto neppure a continuare a ripetere che va tutto bene, perché basta parlare con le persone comuni per capire che non è assolutamente così. I rapporti con Mighetti sono buoni, pur nella diversità di posizioni e di ‘toni’, anche perché appunto siamo in schieramenti opposti. Oggi fare opposizione è certamente più facile che governare, a tutti i livelli: ma su diversi temi, soprattutto legati all’acquese, quando è necessario cooperiamo: e ci mancherebbe che così non fosse.

A tal proposito, c’è da aprire l’enorme fronte del ‘disagio ambientale’. Lo faremo, con Walter Ottria, alla prossima puntata.
Ettore Grassano