Diversamente a(ma)bili [Psicologia in pillole]

sara-poggiodi Sara Poggio

 
È San Valentino, siete tanto innamorati di una persona, vorreste preparare una sorpresa, andare a cena fuori, scrivere una lettera…ma non potete. Non potete perché i vostri genitori non ve lo permettono, perché siete considerati troppi immaturi per certe cose (anche se avete 40 anni!), perché siete paralizzati o perché le vostre capacità cognitive non vi permettono di organizzare un’uscita in dolce compagnia.

Il bisogno però permane, avete voglia di toccare e di essere toccati, avete voglia di intimità e di sesso, di carezze e parole dolci, almeno di una telefonata.

Come state a vedere ogni giorno insoddisfatto un bisogno primario come quello della sessualità? Potreste essere arrabbiati, depressi, potreste sentirvi inadeguati o imbarazzati.

Questo è quello che succede abitualmente alle persone con disabilità, sia essa congenita o acquisita, e soprattutto a coloro che hanno un ritardo mentale. Si tende a guardare con un certo disgusto, forse paura e una sensazione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato alla sessualità in queste persone, come se ormai “non fosse più il caso” oppure “non capissero quello che fanno”.

Ecco come aggiungere un ulteriore handicap a una persona disabile! Diversamente a(ma)bili [Psicologia in pillole] CorriereAlPrima di tutto dobbiamo slegarci dall’idea che la sessualità sia solo genitale, perché in realtà consiste in una serie di rituali e contatti non solo corporei, ma anche verbali e romantici.

In secondo luogo, tutti, e dico tutti, dovrebbero avere la possibilità di vivere a pieno la sessualità per il raggiungimento del proprio piacere, sia attraverso la relazione con l’altro sia attraverso l’autoerotismo.

Conservare in maniera così rigida questo tabù porta infatti a quelle situazioni davvero imbarazzanti, dove ragazzi e ragazze con la voglia di scoprirsi, ma senza gli strumenti adatti per farlo, si infrattano dove meglio possono nei posti meno opportuni o si masturbano pubblicamente e in maniera compulsiva. Questo non succede perché “sono matti”, ma perché non sono stati educati alla sessualità! L’educazione sessuale è necessaria per tutti, dai bambini ai disabili, per uomini e donne di tutte le età e non consiste solo nell’educare alla genitalità, ma più in generale a instaurare relazioni sane e appaganti.

Io ho a che fare con disabili psichici da circa 15 anni e la cosa che mi sento dire più spesso da volontari ed educatori che se ne occupano è che fanno fatica a gestire l’amore romantico di cui sono spesso oggetto. Cerchiamo di pensare a come ci poniamo di fronte a queste persone, a cui spesso non è stato mai stato o non è più permesso sperimentare liberamente l’intimità: anche se non li conosciamo, tendiamo ad essere molto sorridenti, ad acconsentire a baci e abbracci, a chiudere un occhio su eventuali palpatine (poverini, mica lo fanno apposta!) e a concedere subito di scambiare i numeri di telefono o i contatti FB…se incontrassimo una persona che si comporta così con noi, non penseremmo tutti che ci starebbe subito? Diamo un’illusione di intimità, che in realtà è solo superficiale e spesso sinonimo di pietà, salvo poi tirarci indietro di fronte ad esplicite dimostrazioni d’amore, confermando la nostra convinzione (e anche la oro purtroppo!) che, in effetti, non siano in grado di instaurare una relazione sana.

In Germania, Olanda, Scandinavia, Svizzera e Gran Bretagna è già presente e legalizzata la figura dell’Assistente Sessuale, una persona formata e competente nel promuovere il benessere sui temi che riguardano l’amore, fisico e sentimentale, per le persone diversamente abili. Non si tratta di “prostituzione”, ma di veri e propri professionisti che educano a conoscere i propri limiti dovuti alla disabilità e le proprie potenzialità come amanti…e non solo a livello coitale!

Anche in Italia qualcosa si sta muovendo e dal 2014 c’è una proposta di legge che però è tutt’ora impantanata nella burocrazia…Per quanto tempo ci riempiremo la bocca con le parole politically correct come “diversamente abili” e “portatori di handicap” mentre continuiamo a trattarli come ritardarti e handicappati? Impariamo ad essere abili ad amare…

 

Dr.ssa Sara Poggio
Psicologa Psicoterapeuta Cognitiva

In Forma Mentis
Studio di Psicologia e Chinesiologia, Acqui Terme

poggio_sara@libero.it