Teatro Comunale di Alessandria: nostalgia e rottamazione

Tripodi (Piemonte dal Vivo): “Prosa, musica, danza: la nostra regione offre davvero proposte di qualità. Alessandria? Si può fare di più, e meglio…” CorriereAl 3di Anna Tripodi*

 
Ho letto i commenti dell’Assessore Oneto, e senza alcun intento polemico ci tengo a puntualizzare alcuni aspetti relativi alla mia intervista e ai dati commentati.

Chiariamo subito che le cifre citate nell’intervista sono relative alle presenze registrate nei primi mesi della stagione 2016/2017, si tratta di report interni di Piemonte dal Vivo che vengono aggiornati costantemente durante lo svolgersi delle stagioni.

Dati parziali ma reali, che ci danno il polso della situazione sul gradimento del pubblico circa le proposte di spettacolo presentate nelle varie piazze sulle quali operiamo.

Solo a fine stagione saranno completi e definitivi e ci consentiranno di avere una visione complessiva e compiuta, dalla quale partire per ragionare sul futuro, ed eventualmente modificare ciò che non ha funzionato migliorando la proposta culturale.

Ovviamente tutto questo riguarda le stagioni realizzate con il contributo e la collaborazione di Piemonte dal Vivo, manifestazioni e spettacoli realizzati da terzi non ci riguardano e soprattutto non possono essere monitorati da chi non ha i relativi dati Siae. Con questo spero di essere stata sufficientemente chiara sulla validità dei report commentati.

Diverse sono le considerazioni che si possono fare in merito ai Teatro comunale nuova“nostalgici” del passato. Certo per quanto riguarda il Comunale rivendico l’egemonia della nostalgia. Non ce la faccio proprio a dimenticare che uno spettacolo di danza come “Bolle and friends” è stato prodotto prima dal Comunale di Alessandria che dal Regio di Torino, che le stagioni teatrali si aprivano ospitando riallestimenti di spettacoli come “Chi ha paura di Virginia Wolf” con Mariangela Melato e Gabriele Lavia, per citarne solo uno, che il teatro ragazzi faceva transitare da Alessandria le migliori compagnie a livello nazionale, o (e peggio mi sento…) manifestazioni come RING! e qui mi fermo per non tediare oltre!

Non si tratta dunque di rimanere ancorati al passato e tanto meno essere semplicemente vecchi nostalgici, ma di ricordare e rivendicare la tradizione del nostro territorio, tradizione forte e radicata, che ha premiato con grande successo di pubblico l’alta qualità della proposta artistica portata avanti dal Teatro Comunale nei suoi quasi quarant’anni di attività.

L’esperienza dimostra che il pubblico si perde velocemente ma non altrettanto rapidamente si riesce a recuperarne la fiducia; questa è la nostra preoccupazione di base. La stessa idea buttata lì all’Assessore e al Sindaco di usare la sala grande del teatro nel suo attuale stato, spoglia, privata di tutti i suoi impianti e arredi ma viva e dotata del suo bene più prezioso, il suo meraviglioso palcoscenico, voleva essere una dimostrazione di affetto per quello spazio così ingiustamente offeso e una ripresa da parte della collettività in un unico grande abbraccio.

Quanta retorica: rottamare, rottamare…

 
* Presidente Fondazione Piemonte dal Vivo