Testa o coda? Le innovative prospettive di Palazzo Rosso [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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Sei l’ultimo sindaco in classifica? Niente paura, basta replicare che “chi era in testa è poi andato a casa al momento del voto, vedi Piero Fassino o Piercarlo Fabbio”. Rita Rossa, primo cittadino di Alessandria, non si scompone e tratta con un pizzico di algido distacco la classifica de ‘Il Sole 24 Ore’ sull’indice di gradimento degli elettori verso i sindaci. Anzi. A una domanda di ‘Repubblica’ risponde così: “Se guardiamo il bicchiere mezzo pieno ho lo stesso risultato dello scorso anno: 42 per cento. Vuol dire che ho tenuto e che parto da una base più alta del 2012. Lavoreremo per incrementare nei prossimi mesi. Nell’ultimo anno qualche cosa si è mosso”.

Ma quell’indice non è elettorale. È di gradimento ed è il risultato, come spiega Copia di Nuove (Ri)Generazioni Urbane: il Comune di Alessandria pubblica il bando CorriereAl 4lo stesso ‘Sole 24 Ore’, di un mix di elementi in cui non è possibile distinguere i fattori emotivi e di immagine da quello sostanziali dell’azione amministrativa. In altre parole, il suo 42 è pari al fondo della classifica generale. Punto.

La colpa di un gradimento così basso? Ovviamente del dissesto. Esemplari sempre le parole nell’intervista rilasciata a Repubblica. “Io mi sono trovata a governare un Comune in dissesto (non si è proprio ‘trovata’: lo ha dichiarato in apertura di mandato, ndr). Forse dopo cinque anni si sono scordate le condizioni di Alessandria. Il mio predecessore mi ha lasciato 300 milioni di disavanzo negativo. Insomma, un debito di 300 milioni da risanare e un bilancio di 93 milioni con una perdita netta di 53 milioni di euro. In tre anni il dissesto è stato chiuso”. E comunque i conti non sono del tutto rosei se, come ha detto la stessa Rita Rossa durante l’incontro dell’associazione Libera, c’è ancora “un debito di oltre 200 milioni”.

Sia come sia, le classifiche sono funzionali al momento politico-amministrativo. Lo hanno fatto tutti: centrosinistra, centrodestra, Lega, M5S. Ognuno commenta come gli pare, continuando a dimenticare un aspetto: queste indagini, al pari dei rilevamenti dell’Istat, non fotografano una verità assoluta, bensì un sentire comune, una tendenza, un clima. Non vanno sbandierati come elemento di vanto, nemmeno però sottovalutati. Perché alla fine c’è una sola deadline: l’urna elettorale. E non sempre le cose vanno come sembra…