Basta un poco di zucchero e la pillola va giù [Psicologia in pillole]

sara-poggiodi Sara Poggio

 
Oggi vorrei parlarvi di un argomento che, seppur in modo controverso, sta prendendo sempre più piede in ambito sanitario: l’efficacia dell’effetto placebo.

Per placebo si intende un farmaco o una terapia che di per sé non ha proprietà curative, anche se spesso nei fatti dimostra una sua efficacia terapeutica.
Come può essere? Tutti noi abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita la forza dell’effetto placebo e per capire come funziona dobbiamo ritornare con la mente a quell’esperienza: chi non si è sentito dire da bambino, dopo una caduta più o meno disastrosa, “bacino e passa tutto”? Anche facendolo con i propri figli, non si ha forse la testimonianza di come effettivamente il pianto diminuisca dopo questo rito?

Di primo acchitto si potrebbe pensare che non ci sia nessun dolore fin dall’inizio, che l’efficacia del placebo è stata soprattutto studiata per il dolore: persone a cui il medico somministrava direttamente un farmaco inerte provavano meno dolore di persone a cui veniva iniettata da un computer, senza quindi nessun contatto umano, una sostanza analgesica efficace. Tornando al “bacino e passa tutto”, vediamo come questo possa quindi funzionare con successo se c’è un rapporto di fiducia tra il bimbo e la persona che somministra la “terapia”, poiché le suggestioni verbali provocano l’attivazione di recettori oppioidi, endocannabinoidi e di altre vie endogene responsabili della gestione del dolore. Se invece non c’è fiducia, o se atri trattamenti proposti dalla stessa persona non hanno avuto l’effetto promesso, difficilmente vedremo funzionare anche i farmici, poiché l’aspettativa negativa riduce la loro efficacia!

C’è da dire, però, che il placebo non ha lo stesso effetto su tutte le persone: la sua efficacia dipende da variabili personologiche, genetiche (rassegniamoci all’idea che la genetica giochi un ruolo fondamentale nel tipo di persone che siamo!) e di apprendimento (l’aver già esperito l’efficacia di un trattamento lo rende più efficiente).

In sintesi, una cosa emerge chiaramente: anche le parole cambiano il cervello! Ma solo in positivo?

Nel prossimo appuntamento parlemo dell’altro lato della medaglia: l’effetto nocebo.

Se avete curiosità o domande potete scrivermi a poggio_sara@libero.it

 

Dr.ssa Sara Poggio
Psicologa, Psicoterapeuta Cognitiva
In Forma Mentis-Studio di Psicologia e Chinesiologia, Acqui Terme