T come Tortonesi (Colli) [Abbecedario del gusto]

alphabet-tdi Pietro Mercogliano

 

 

Tortonesi si chiamano i colli che occupano gran parte del Tortonese ma anche una piccola porzione del Novese, comunque in Provincia di Alessandria. A questo splendido territorio s’intitola una delle piú versatili denominazioni d’origine piemontesi: la D.O.C. “Colli Tortonesi”, per l’appunto.

La versatilità della denominazione è legata all’estrema varietà di tipologie che rientrano tutte nel medesimo disciplinare. Questo, se da un lato impedisce alla semplice etichettatura della D.O.C. di esser di per sé garante di qualità, testimonia però un fatto importante: quello che qui si tutela non è tanto un tipo di vino o un’uva, quanto piuttosto un territorio (che in vitigni e vini anche molto diversi fra loro esprime le sue diverse potenzialità).

In effetti, è di oltre una decina l’elenco di tipologie diverse che possono rientrare sotto questa D.O.C.; e quasi ognuna delle tipologie stesse comprende in realtà al suo interno vini che possono essere molto differenti fra di loro. Per esempio: il Colli Tortonesi Bianco deve esser costituito per almeno l’85% da uva Cortese o Favorita o Timorasso od altra non aromatica coltivata nella regione; si capirà che una regolamentazione del genere può dare origine a un numero indefinito di vini anche radicalmente diversi fra di loro: l’unico (e non certo indifferente) tratto comune è il territorio. Sicché non è effettivamente possibile dire in assoluto come sia fatto un “Colli Tortonesi” o neanche un “Colli Tortonesi Bianco”, se non per certe caratteristiche di fondo legate al luogo di produzione.

Per esempio: nel Timorasso il territorio si fa sentire soprattutto attraverso notevolicollitortonesi_panorama sensazioni minerali, che in questa zona dal terreno calcareo-argilloso arricchiscono il già straordinario potenziale aromatico del vitigno in questione. Il Timorasso è stata fino a poco tempo fa quasi solo un’uva da tavola, particolarmente apprezzata come tale a Genova e nell’Alessandrino stesso: prima di essere nell’ultimo periodo, soprattutto grazie all’intuito e alla professionalità di alcuni grandi produttori, scoperto come uno dei vitigni italiani a bacca bianca di maggior potenzialità in assoluto.

timorasso-2Un buon Timorasso dei Colli Tortonesi (specie se d’annata, ed è un vino che non esprime il suo meglio prima di qualche anno dall’imbottigliamento) merita un bicchiere accogliente, un ampio tulipano del miglior cristallo dove lasciar splendere l’ipnotico oro chiaro della sua livrea. Servito sui 10°C, è una sorpresa continua di ricchezza ed eleganza di profumi nettissimi: sentori prustiani di biancospino e di tiglio e pasticceria, note graziose di fior di pesco e violetta di Parma, sferzate di melangolo e citronella che si ergono da un fondo di frutta bianca, mineralità chiara ma profonda che s’inarca in rimarchevoli toni d’idrocarburo. In bocca è tesissimo nella freschezza e sapido, ma morbido e avvolgente, e chiude su toni gradevoli di mandorla.

Si abbina ai ricordi della solitudine ed agli amici piú cari, anche con un bel disco di buona musica. Volendo andare sul cibo, è compagno ideale di tajerin al tartufo bianco e di grigliate miste di funghi nonché di carni bianche con erbe aromatiche e caprini freschi.

mortadellaigp_big_04Un’altra vocazione del Timorasso è però l’aperitivo. Per questo utilizzo si può tentare l’abbinamento con la Mortadella Bologna I.G.P., la cui produzione è consentita anche in Regione Piemonte. Si tratta di un prodotto molto famoso e amato, prodotto da carne di puro suino triturata che viene mischiata con lardo e leggermente aromatizzata prima di essere insaccata e cotta; la sezione si presenta rotonda o lievemente ovale di color rosa assai vivo, la fetta è morbida e molto aromatica. L’abbinamento col vino è indubbiamente buono, anche se non perfetto: benissimo appunto come aperitivo, ma bisogna poi stare attenti a far seguire qualcosa di almeno altrettanto emozionante.