Anfossi: “Il plastico con le nostre eccellenze è solo il punto di partenza per rilanciare la Cittadella e Alessandria: stavolta mi ascolteranno?”

anfossi-4“Il limite degli alessandrini è il loro eccessivo scetticismo, e la tendenza a criticare in maniera caustica qualsiasi nuovo progetto. Ma io questa città la amo alla follia, e ci provo ancora a lanciare un sasso nello stagno: dice che stavolta qualcosa si muoverà?”. Romano Anfossi non ha davvero bisogno di nessuna presentazione, né come imprenditore del settore abbigliamento, e neanche come ‘lucido visionario’ capace di stimolare la collettività con progetti sempre all’avanguardia.

“Non mi faccia ripensare a Marengoland: ci sto male ancora adesso. All’epoca sarebbe stata davvero opportunità unica, e grazie ad una serie di straordinarie coincidenze, e relazioni, c’era un canale che poteva portarci direttamente alla Casa Bianca, e alla Walt Disney. Oltre che dalle parti di casa Agnelli. Ma in tanti in città remarono contro, e non se ne fece nulla: guardiamo avanti!”.

Era il 1981, in effetti, e all’epoca un progetto come quello proposto dal ‘vulcanico’ commerciante alessandrino avrebbe potuto avere un effetto ‘dirompente’ su tutta la provincia, e sul capoluogo in particolare.

Ma oggi Anfossi, appunto, a 79 anni e con la solita impeccabile eleganza pensa all’Alessandria del 2020 e del 2030, non a quella del secolo scorso. E lo fa con una proposta davvero ambiziosa anche dal punto di vista degli investimenti (“ma se le idee sono forti e remunerative, gli investitori si trovano sempre”), che parte da presupposto: “Alessandria è una provincia con una posizione geografica straordinariamente favorevole, all’incrocio di tanti snodi di viabilità, ma anche economici e culturali: è incredibile che, anziché valorizzarci, passiamo gran parte del tempo a piangerci addosso”.

Ecco, allora, la proposta: un plastico da 5 mila metri quadrati, ovviamente cittadella-piazza-darmirealizzato puntando moltissimo sulle tecnologie multimediali e interattive, che riproduca fedelmente il nostro territorio provinciale e le sue eccellenze naturali, artistico culturali, imprenditoriali e di intrattenimento. Da collocare fisicamente nella Piazza d’Armi della Cittadella (“parliamo di una struttura grande quanto mezzo campo di calcio, ovviamente interamente coperta, con ampia luminosità e puntando moltissimo sulla diversificazione cromatica, per distinguere i quattro percorsi principali: 1) enogastronomico, 2)storico/architettonico culturale e museale, 3) religioso, 4) Industriale, imprenditoriale, commerciale)”), e da ‘incastrare’ all’interno di un progetto assai più ampio, capace di valorizzare l’intero complesso della Cittadella, in una forte sinergia tra capitali pubblici e privati: “da soli i finanziamenti del Ministero non basteranno, anzi ancora dobbiamo capire come intendono spenderli: certamente bisogna intervenire sulla manutenzione di emergenza, ma senza un progetto vero la Cittadella rischia davvero di fare una pessima fine”, sottolinea Romano Anfossi.
Ecco, allora, qual è la sua proposta, illustrata di recente nel corso di un convegno a Palazzo Monferrato organizzato dall’associazione Alessandria Sempre.
Romano Anfossi, lei non demorde proprio mai….anfossi-3
Perché dovrei? Alessandria ha bisogno davvero di grandi progetti, concreti e realizzabili, se vogliamo dare un futuro alla nostra città. Io sono quarant’anni che ci provo, quasi sempre inascoltato. Non mi faccia parlare di Marengoland, che è una ferita che non chiuderà mai: ma anche sul commercio in città qualche proposta nel corso dei decenni l’ho fatta. Ora vedo che c’è chi propone la copertura di via San Lorenzo: ma anche lì, c’è modo e modo. Comunque questo se vuole glielo racconto un’altra volta…

Sì, non mettiamo troppa carne al fuoco: parliamo del plastico che ha presentato a Palazzo Monferrato, e ci spieghi perché in Cittadella e non, ad esempio, alla Valfrè o a Forte Acqui…
Forte Acqui è un luogo troppo periferico, che agli alessandrini dice poco. La Valfrè sarebbe stata un’opzione interessante, anche perché il mio progetto è quello di attrarre più persone possibile in città, a sostegno anche del nostro commercio. Però lì si sono prese in questi anni decisioni precise, per la realizzazione di una sorta di città della Giustizia. Qualcosa con l’Archivio di Stato già mi pare sia stato fatto, e so che si vuole spostare lì il Tribunale, e gli studi degli avvocati. Insomma va benissimo, è un’altra strada di valorizzazione di uno spazio importante.

cittadella-dallaltoLa Cittadella poi, ora che c’è in ponte Meier (o come lo chiameranno) è di nuovo pienamente collegata alla città…
Collegata, ma da salvare. Mi fanno sorridere quelli che dicono: ‘sono arrivati tot milioni di euro per la Cittadella’: ah sì, e dove sono? Per farci cosa? Credo che, senza un progetto organico, e una vera cabina di regia, la Fortezza rischi davvero di finire in macerie. E non hanno senso neppure le iniziative occasionali di questi anni: serve un grande progetto di rilancio, e noi con Alessandria Sempre ci proviamo.

Il plastico, ci pare di capire, sarebbe solo uno degli aspetti della riqualificazione del complesso….
Assolutamente: è il simbolo, e il punto di partenza. Parliamo di una struttura che ha potenzialità enormi, e che può davvero diventare una leva e un moltiplicatore per tutta l’economia di casa nostra, non solo cittadina. Pensi solo alle potenzialità edilizie: in Cittadella potrebbe trovare spazio un ostello per i turisti di passaggio, una residenza universitaria che consentirebbe al nostro ateneo un bel salto di qualità, ma anche un’area residenziale ospedaliera, destinata ai parenti dei ricoverati extra alessandrini nelle nostre strutture sanitarie. Per non dire anche dell’aspetto ludico, culturale, enogastronomico: dai concerti ai ristoranti insomma.

Poi ci sono gli spalti della Cittadella: ha pensato anche a quelli?
Certamente: ma non io da solo, perché a questo all’ideazione di questo progetto hanno partecipato tanti professionisti di valore, ingegneri e architetti in primo luogo, e a loro si deve la capacità di rendere concrete alcune suggestioni. Sugli spalti a me piacerebbe che nascesse un vero e proprio bosco dei pensieri e delle meditazioni, dove le persone possono passeggiare, correre ma anche riflettere. E poi l’acqua: con quella si potrebbero creare percorsi affascinati, giocando anche con luci notturne. Un’ultima chicca infine: mi piacerebbe che su una parete della struttura che ospiterà il plastico ci fosse una ‘mappa’ del pianeta, e che una percentuale sui biglietti d’ingresso fosse destinata a costruire asili, scuole, acquedotti, ospedali. E ovunque interverremo metteremo la scritta “Alessandria nel mondo”: quale migliore benefica pubblicità potremmo desiderare?

Tutto molto bello: ma chi paga? Si tratta evidentemente di un progetto ambizioso, ed estremamente costoso…
In base a stime dei nostri professionisti saranno necessari dai 50 agli 80 milioni di euro, ma credo che la riqualificazione della Cittadella, con un progetto che guarda al futuro, li valga tutti. La bozza del progetto è già nelle mani della direzione generale del Ministero dei Beni Culturali, e nelle prossime settimane lo ricontatteremo, puntando ovviamente al coinvolgimento anche di Comune, Regione, Sovrintendenza: e chiaramente, perché il tutto abbia un senso e una realizzabilità, si deve andare alla ricerca di capitali privati. Ma se c’è un progetto di valore, con tempi seri di realizzazione e una redditività potenziale per gli investitori, non c’è davvero ragione perché non ci si debba riuscire. Io sono lieto di fare la mia parte, in fase di avvio e proposta progettuale: chiaramente ben sapendo che si tratta di un progetto che necessità di un fortissimo spirito di squadra. Che ad Alessandria è sempre scarseggiato.

 

Ettore Grassano