Cento cannoni per Alessandria [Alessandria in Pista]

Remottidi Mauro Remotti.

Nel 1856 Alessandria si presenta completamente fortificata, ma occorre potenziare gli armamenti della Cittadella per fronteggiare al meglio un possibile attacco delle forze austriache che stanno a loro volta provvedendo alle difese di Piacenza.

Nel mese di luglio dello stesso anno, il giornalista Norberto Rosai promuove dalle pagine della Gazzetta del Popolo di Torino una sottoscrizione “veramente nazionale” per raccogliere i fondi necessari al fine di dotare la nostra fortezza di cento cannoniii (uno per ognuna delle cento città d’Italia).

norberto-rosaL’iniziativa ha un successo immediato,iii e grazie anche alle donazioni di numerosi patrioti residenti all’estero si raccolgono in breve tempo ben 151.914 lire e 21 centesimi, tanto che i cannoni fusi risulteranno più di cento: centoventotto, per la precisione.

La raccolta di offerte ha un’evidente connotazione provocatoria nei confronti dell’Impero asburgico e il palese intento di inasprire i già tesi rapporti diplomatici tra i due Stati che, di lì poco, sfoceranno nella Seconda guerra d’indipendenza.

La Francia è alleata del Regno di Sardegna, e già nei primi giorni del conflitto, esattamente il 14 maggio 1859, per mezzo di un treno speciale partito da Genova, Napoleone III arriva ad Alessandria per sovrintendere alle operazioni militari.

pal_ghiliniL’imperatore francese percorre con il suo seguito via dell’Imbarcadero (l’odierno Corso Roma) e insieme a Vittorio Emanuele II saluta la folla festante dal grande balcone di Palazzo Ghilini (allora chiamato Palazzo Reale).iv L’imperatore francese si trattiene sino al 30 maggio, conformandosi pienamente al ritmo di vita cittadino: “qualche volta andando in duomo, altra volta a teatro a piedi, come si addice alla vita di una piccola città di provincia” v.

E’ curioso rilevare che nel corso delle operazioni belliche i cento pezzi da artiglieria non spareranno neppure un colpovi, poiché nel frattempo il fronte si è spostato a Montebello, laddove gli austriaci, comandati dal generale Gyulai, sono costretti a ritirarsi.

Uno dei cannoni superstitivii, dono dell’alessandrino Carlo Perlaviii, è murato a Palatium Vetus, sull’angolo di Via Migliara con Piazza della Libertà.

muniIl 14 marzo 1886 (giorno della ricorrenza dello Statuto Albertino) il Municipio di Alessandria decide di porre sulla facciata di Palatium Vetus una lapide in bronzoix (lo stesso utilizzato per fondere i cannoni) in ricordo della famosa sottoscrizione popolare. I nomi iscritti sono centoventitré, poiché alcune città ne donarono più di uno.

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i Norberto Rosa (Avigliana  3/03/1803 – Susa 24/06/1862) giornalista collaboratore del Messaggero Torinese e della Gazzetta del Popolo. Proprio sulle pagine di quest’ultimo giornale, il 26 luglio 1856, sostiene l’opportunità di far indispettire l’Austria con un’iniziativa che vedrà sicuramente tra gli aderenti: “non solo il Piemonte, ma l’Italia tutta, ma le lontane Americhe e ogni popolo incivilito”. Qualche tempo dopo, Rosa attribuirà la paternità iniziale dell’idea al cavalier Cler, sindaco di Susa.

ii Diversi autori hanno approfondito le ragioni di questa significativa sottoscrizione, tra questi Vincenzo G.Pacifici, “La sottoscrizione per i cento cannoni di Alessandria: motivazioni, polemiche e svolgimento”.

iii Dopo l’annuncio, la Gazzetta del Popolo dedica un’apposita rubrica agli sviluppi della raccolta fondi, specificando che la quota minima da versare è pari a 20 centesimi. Soltanto un anno dopo, nell’agosto del 1857, il giornale può annunciare la sua completa riuscita.

iv Il centesimo anniversario dell’evento verrà celebrato dal presidente della Provincia Giovanni Sisto mediante la posa di una lapide sul lato destro dell’atrio di Palazzo Ghilini.

v Fausto Bima, “Storia degli alessandrini”. A testimonianza del soggiorno di Napoleone III rimane un servizio di argenteria che il sovrano regalò al capitolo della Cattedrale.

vi Secondo Mario Bencini, “Illustri e sconosciuti delle vie del Piemonte”, i pezzi da artiglieria non poterono essere utilizzati per il semplice motivo che il primo di essi arrivò ad Alessandria soltanto il 30 marzo 1862, ossia a conflitto già terminato.

vii Un altro cannone è custodito presso l’Armeria Reale di Torino.

viii Alla base del cannone vi è la seguente iscrizione: “CARLO PERLA / ALLA SUA PATRIA / L’ITALIA / MARZO 1859. Piero Archenti ha dedicato un interessante articolo sull’argomento, pubblicato su Tuononews del 10 maggio 2104 nella rubrica “Vecchialessandria…a modo mio”, riportando una sua intervista a Giancarlo Perla, il quale ricorda che il suo avo, emigrato in Svizzera, fece dono alla città di due cannoni.

ix La lapide riporta tutti i nomi dei donatori in rigoroso ordine alfabetico. Ecco spiegato il motivo per cui il Re Vittorio Emanuele II risulta il penultimo dell’elenco. Nella parte centrale è inciso il seguente testo: “A PERPETUARE LA MEMORIA / DEL DONO DI CENTO CANNONI / CHE NEL MDCCCLVI / RISPONDENDO ALL’INVITO DI NORBERTO ROSA / LE CITTÀ E LE COLONIE ITALIANE / GIÀ TUTTE CONCORDI / NE DESIDERI NELLE SPERANZE NE PROPOSITI / FECERO / ALLA FORTEZZA D’ALESSANDRIA / CHE IL MINISTRO ALFONSO FERRERO DELLA MARMORA / CONSCIO DI DIFENDERE NEL PIEMONTE L’ITALIA / AVEVA DI NUOVI BALUARDI / MUNITA / IL MINISTRO DELLA GUERRA NEL MDCCCLXXXVI POSE”. Nicola Basile, “La città mia”, ricorda che la lapide fu rimossa il 18 aprile 1944 per poi essere riposizionata il 6 luglio 1946.