Roberto Tarasco: “teatri come chiese, sempre aperti per chi vuole entrarci” [Tempi supplementari]

Brioschi Massimodi Massimo Brioschi

 

Incontro Roberto Tarasco, direttore artistico del Teatro sociale di Valenza, al termine di un interessante spettacolo della stagione in corso (Gli omini – Scusate il disagio). Sala mezza piena, o mezza vuota, dipende da che parte si vuol guardare il bicchiere.

Mi colpisce subito la passione e l’energia con cui mi parla di un mondo teatrale che, visto dal di fuori, può a volte sembrare compassato e polveroso.

I cambiamenti degli ultimi anni, con i finanziamenti ridotti al minimo, dopo gli anni del Teatro Regionale Alessandrino in cui una struttura imponente dava vita a spettacoli per pochi, sono per lui uno stimolo a ricreare un teatro più snello e vivace.

In questa direzione è anche Politeatro, un progetto che sta cercando di sviluppare in mezzo alla diffidenza dei vari operatori provinciali, una rete di teatri che uniscono parte dei loro cartelloni: teatro municipale di Casale, Sala Ferrero di Alessandria, teatro civico di Tortona e Teatro sociale di Valenza.

Mi racconta con orgoglio che vuole tenere aperto il teatro come si tengono aperte le tarasco-1 chiese, a chiunque voglia entrare. E che bisogna cercare di superare convenzioni teatrali nate cento anni fa e oggi diventate abitudini senza senso.

Da questo modo di affrontare il suo compito nasce il desiderio di far nascere, oltre alle stagioni con gli spettacoli, un insieme di attività che vanno dai laboratori e corsi di teatro, agli spettacoli per bambini, alla sala Cinema usata dai ragazzi, ai corsi di fotografia, video, trucco & parrucco, al tentativo di coinvolgere associazioni di categoria. Insomma il teatro come luogo prediletto per l’aggregazione della comunità.

Sono parole che a me piacciono molto e allo stesso tempo sul momento mi paiono ingenue, ma appena dopo capisco che se lo sono, ingenue, lo sono proprio per questo mio retropensiero tipico del provinciale che pensa che non ci sia nulla da fare e qui la provincia rimarrà sempre uguale a se stessa, diffidente e poco collaborativa.

Teatro ValenzaE invece Roberto Tarasco queste parole le può dire a ragion veduta, da affermato professionista che si muove in ambito nazionale e ha al suo attivo esperienze molto significative, tra cui la creazione, insieme a Gabriele Vacis, degli anni di ripopolazione culturale di Settimo Torinese, cittadina senza identità, addirittura senza nome, come mi dice lui, visto che settimo è il chilometro che la distanzia da Torino, che a cavallo tra gli anni ottanta e novanta venne investita dalla loro energia, grazie anche alla collaborazione di un’amministrazione lungimirante, e in pochi anni divenne un esempio di come si possono riqualificare le periferie, tanto che ancora oggi, a più di vent’anni di distanza, si è candidata per diventare Capitale italiana della cultura del 2018.

E Valenza di aggregazione e ripopolazione culturale avrebbe bisogno, soprattutto adesso che è in un momento di trasformazione e di ridefinizione, con la facile e diffusa ricchezza che ha lasciato il posto a incertezze quotidiane e paura del futuro. E il teatro potrebbe essere uno dei luoghi in cui confrontarsi su questi insidiosi cambiamenti.

E invece, mi dice, i teatri sono ormai luoghi di nicchia, non solo qui, e cercare di renderli più popolari rischia, paradossalmente, di allontanare chi ci va come a serate di gala.

Ma tutto questo, lo sento dalla sua voce, non lo spaventa e le stagioni hanno un buon successo che, come mi spiega lui, vale soprattutto per i fuoriclasse, cioè i personaggi più conosciuti e per i gruppi locali, che si portano dietro un pubblico di affezionati. Come dappertutto la classe media sta scomparendo, mi dice sorridendo un po’ costernato.

Per quanto vale, io, scorrendo il depliant della stagione del teatro di Valenza, gli spettacoli li consiglierei tutti, sicuro di fare un favore a chi eventualmente vorrebbe ascoltarmi e sicuro altresì che se per caso non piacesse lo spettacolo piacerebbe di sicuro il teatro, un piccolo gioiellino che farebbe invidia a molte città e che è un peccato trascurare.