Banfi: “Le nostre bollicine apprezzate in tutto il mondo: la nuova sfida è l’Albarossa”

De Vigili Luca Circa 15 milioni di bottiglie vendute in tutto il mondo, per un fatturato di circa 67 milioni di euro solo nel settore vino (il gruppo è attivo anche in altri comparti). Un biglietto da visita, quello di Banfi, che colloca l’azienda nata nel 1978 a Montalcino tra i grandi player nazionali del settore. La ‘costola’ piemontese del gruppo (diretta da Alberto Lazzarino) ha sede a Strevi, è erede della storica casa vitivinicola Bruzzone, e regina delle ‘bollicine’, grazie in particolare alla qualità del Brachetto d’Acqui, dei Metodo Classico e del Moscato d’Asti. Ne parliamo con Luca Devigili, brand manager dell’azienda.

 

Banfi in Piemonte, e nell’alessandrino in particolare, come sta andando?
Il 2015 è stato un anno davvero straordinario, per la qualità dei vini prodotti in Piemonte, e anche per i risultati economici della nostra azienda. Trai i tanti risultati positivi non possiamo non segnalare il grande anno del Tener, uno charmat dall’ottimo rapporto qualità prezzo, che ha registrato, lo scorso anno, una crescita di vendita di circa il 40%. E, se è indubbio che il mercato di Banfi, nel settore delle bollicine, è il mondo (con numeri eccellenti negli Stati Uniti, in Asia e nel mercato Caraibico), anche i dati del mercato Italia testimoniano una crescita costante, che premia il lavoro e la competenza del nostro team.

Quest’anno avete vinto il Marengo d’Oro con uno spumante Alta LangaBanfi Cuvee Aurora Rose Brut Rosato: che vino è?
Abbiamo vinto con la nostra Cuvée Aurora Rosé annata 2012. Un vino da bere fresco, gradevolissimo al palato, elegante e di grande qualità, frutto di una accurata selezione di uve, e di una lavorazione meticolosa. C’è dentro tutta la sapienza enologica della nostra cantina, ed è perfetto per antipasti e aperitivi.

L’impressione è che il vostro rapporto col Piemonte sia sempre più forte…
E’ assolutamente così: esiste una coesione sempre più forte, sul fronte della collaborazione e della condivisione di progetti, con tutti i consorzi in cui siamo coinvolti come con il Consorzio Alta Langa, che sta lavorando con determinazione per la crescita e la promozione del territorio. E poi c’è il progetto Albarossa, in cui partecipiamo con il nostro La Lus, a cui crediamo molto….

Banfi Vigneto_NoviLigure_photographed by A. Brookshaw_LR (2)In cosa consiste?
Insieme a Marenco, Michele Chiarlo e Giulio Bava abbiamo dato vita al Club dell’Albarossa: vitigno innovativo, dalle potenzialità molto ampie e tutte da scoprire. Il Club è nato ufficialmente a metà maggio a Torino, e in questi mesi saremo impegnati a promuoverlo attraverso 12 serate evento nella zona di elezione del vitigno, l’astigiano e l’alessandrino. Si tratta certamente di una sfida impegnativa, ma siamo certi che l’Albarossa (che è frutto di un ibrido tra Barbera e Nebbiolo di Dronero) abbia le carte in regola per diventare un grande rosso. Oggi se ne producono circa 170 mila bottiglie, per cui parliamo di una vera nicchia. Proprio per questo, però, c’è la possibilità di una crescita importante, soprattutto se sapremo legare fortemente l’Albarossa all’identità del territorio di cui è espressione: il Monferrato.