Lo chiamavano Jeeg Robot [La Fenice]

La FeniceQuesto è uno dei pochi film italiani che parla di supereroi… o almeno così sembra, ma già dalla locandina qualcosa non convince: il fumetto non c’entra proprio, ma perché l’hanno intitolato così?

Semplice, la “causa” è Alessia (Ilenia Pastorelli), sofferente per la morte della madre e ossessionata dal mito del fumetto, che scambia Enzo (Claudio Santamaria) per Jeeg Robot, dopo che questo ha acquisito poteri straordinari in seguito ad un tuffo nel Tevere inquinato da fustini radioattivi.

Ma dove c’è un supereroe c’è un cattivo, e qui si chiama Zingaro (Fabio Cannizzaro), il solito “boss” di città che ha manie di grandezza.
A questo punto la storia si intreccia, e a momenti di fantascienza, Enzo-robot che ferma il tram con le mani, succedono momenti di sentimento, Alessia che confida un orrendo segreto in un centro commerciale, e di chiara matrice noir.

Il lieto fine però non c’è, perché è vero che i cattivi perdono (e anche male), ma i Jeeg Robotbuoni non escono indenni: Enzo rimarrà solo e diventerà il difensore di Roma, un po’ come Superman per New York.

Il film, diretto da Gabriele Mainetti, è un omaggio ai Manga giapponesi, ma è ambientato a Roma e interpretato da attori italiani; Roma è lo sfondo di tutta la vicenda e il Colosseo campeggia nella scena finale.

Il giudizio nel complesso è positivo, per l’interpretazione, per la sceneggiatura e l’ambientazione nelle borgate romane, molto lontane dai grattacieli di Manhattan; se proprio si vuol fare un appunto, questo riguarda la lunghezza di certe scene, che rischiano di allentare l’attenzione.

Il successo è anche commerciale, le spese di produzione sono già state ampiamente ammortizzate. E’ un film da vedere e su cui riflettere.

Una domanda: ma Jeeg, il robot dove lo ha lasciato? Basta che non sia in garage, perché lì si arrugginisce.
Samantha Solimani