La guerra di Crimea nella toponomastica di Alessandria [Alessandria in Pista]

Remottidi Mauro Remotti.

Se corrisponde al vero che il vissuto quotidiano degli spazi urbani – caratterizzato da nomi di vie e piazze – suscita il desiderio di conoscere meglio la storia di eventi e personaggi, allora possiamo senz’altro riservare alcune riflessioni in merito alla guerra di Crimea. La toponomastica della nostra Città dedica, infatti, a tale avvenimento ben due Corsi[1]: Crimea, per l’appunto, e Lamarmora, ma anche, come vedremo, un’importante caserma.

lamarmoraLa guerra di Crimea[2] combattuta tra il 1853 e il 1856, vede schierati da una parte la Russia e dall’altra l’Impero ottomano e i suoi alleati europei, vale a dire il Regno Unito, la Francia e, successivamente, grazie al genio diplomatico di Camillo Benso Conte di Cavour, anche il Regno di Sardegna, che decide di intervenire con un corpo di spedizione agli ordini del generale Alfonso La Marmora[3].

Le due divisioni dell’esercito erano guidate rispettivamente dal generale Giovanni Durando[4] e dal generale Alessandro La Marmora[5], fratello di Alfonso, fondatore del corpo dei bersaglieri.

lamarmora2Il contingente piemontese (alcune fonti parlano di 18.000 soldati, altre di 14.000/15.000 uomini) parte il 14 aprile 1855 proprio da Alessandria. Il concentramento avviene nella nuova Piazza d’armi aperta presso il rione Orti, dove ora è ubicato l’aeroporto, con una solenne cerimonia alla presenza del re Vittorio Emanuele II e del suo ministro Camillo Cavour[6]. Viene innalzato un tempietto per la benedizione delle bandiere, poi consegnate ai reggimenti. Al termine della cerimonia religiosa, il re pronuncia un discorso e passa in rassegna a cavallo le truppe[7] tra due ali di folla. Una lapide incastonata a Palazzo comunale, tra Piazza della Libertà via Verdi, opera dell’ingegner Ludovico Straneo e con epigrafe del professor Campagna, viene successivamente posta per ricordare l’importante giornata[8].

Enrico Franchini - L'Illustration, 1862
Enrico Franchini – L’Illustration, 1862

Tra i partecipanti alla spedizione vi è anche il generale Ardingo Trotti di Cassine[9], che avrà modo di distinguersi nella battaglia della Cernaia, oltre al suo luogotenente, l’alessandrino Enrico Franchini[10] (al quale è dedicata una via nel sobborgo di Lobbi), che prenderà parte valorosamente anche alle successive guerre d’indipendenza. A fronte dei suoi meriti, il Consiglio Comunale, nel gennaio 1888, delibera all’unanimità di concedere un posto d’onore nel Famedio cittadino[11]: “alla salma onorata e compianta del Colonnello cavaliere Enrico Franchini”.

Parimenti coinvolto nelle operazioni militari in terra di Crimea è il comandante superiore di artiglieria Leopoldo Valfrè di Bonzo[12], a cui verrà poi dedicata la nostra maggiore caserma, seconda solo alla Cittadella. Il complesso edilizio della ormai “ex Caserma Valfrè di Bonzo” risale al periodo 1860 – 1870. Il manufatto compare, per la prima volta, nel 1884 nella cartografia dell’Ufficio D’Arte del Municipio di Alessandria a proposito del progetto di ampliamento della strada della Stazione e del nuovo Corso Cento Cannoni.

valfreLa caserma rappresenta un chiaro esempio di architettura militare: edifici principali costruiti attorno alla corte centrale formanti una C rovescia e fabbricati secondari disposti sia lungo il perimetro che ai lati, il tutto delimitato da una cinta muraria. La Caserma “Valfrè” ospita, sino agli anni Novanta del secolo scorso, il XXI Reggimento di Fanteria della Brigata Cremona.

La stampa locale dell’epoca non è molto favorevole all’impresa (ad eccezione de “l’eco alessandrina”). D’altronde il giudizio negativo rispecchia quello di gran parte dei piemontesi, così come di quasi tutte le correnti politiche[13]. La popolazione alessandrina si rivela altrettanto tiepida, sia alla notizia del buon esito della battaglia della Cernaia, sia nei confronti della vittoria finale. La contesa in Crimea, che costa alla Città, in termini di vite umane, 16 caduti su 117 partenti, avrà l’effetto di favorire quel processo di intese tra il Regno di Sardegna e la Francia che porterà alla Seconda guerra di indipendenza.
____________________________________________________________

[1] Come evidenzia Piercarlo Fabbio in “La mia cara Alessandria”, trasmissione di Radio BBSI, puntata n.81_124 del 25 marzo 2014 dedicata principalmente alla guerra di Crimea e dalla quale ho tratto utilissime informazioni.

[2] La forte crisi in cui versa l’Impero ottomano solletica gli appetiti di diverse potenze, in particolare della Russia e del suo zar Nicola I Pulovic, il quale, il 2 luglio 1853, decide invadere i Principati danubiani di Moldavia e Valacchia appartenenti ai turchi. La Gran Bretagna, temendo un’espansione russa verso il Mediterraneo, si allea con la Francia per difendere l’Impero ottomano. L’Austria si limita a offrire il suo appoggio diplomatico, mentre la Prussia sceglie di rimanere neutrale. Il Regno di Sardegna, nel timore che la Francia possa legarsi troppo all’Austria, invia in appoggio un contingente militare al fianco dell’esercito anglo-francese. Il conflitto (allora chiamato Guerra d’Oriente) si svolge soprattutto nella penisola russa di Crimea, laddove le truppe alleate mettono sotto assedio la città di Sebastopoli, principale base navale russa del mar Nero. Dopo vani tentativi dei russi di rompere l’assedio attraverso le battaglie di Balaklava (dove muore Alessandro Lamarmora) di Inkerman, della Cernaia (nella quale, il 16 agosto 1855, viene impegnato l’esercito piemontese), l’attacco finale degli alleati costringe i difensori ad abbandonare Sebastopoli, determinando in tale modo la sconfitta dell’Impero russo. Le perdite totali delle forze in campo, compresi i civili, ammontano a circa un milione di unità (di cui 2294 piemontesi), anche a causa di un’epidemia di colera scoppiata nella regione. Il Congresso di Parigi del 1856, ove Cavour riesce a sollevare la questione dell’unità e dell’indipendenza dell’Italia, stabilisce le condizioni di pace.

[3] Alfonso Ferrero della Marmora, più comunemente Alfonso La Marmora o Lamarmora, (Torino 1804 – Firenze, 1878) è il comandante dell’esercito piemontese nella guerra di Crimea. Successivamente, diventa presidente del Consiglio per due mandati. A causa delle feroci accuse che gli vengono rivolte a seguito della sconfitta di Custoza, si ritira a vita privata.

[4]Giovanni Durando (Mondovì 1804 – Firenze 1869) generale di divisione nella guerra di Crimea, si distingue nella battaglia della Cernaia. Partecipa anche alle due successive guerre di indipendenza. Eletto senatore nel 1850, prende parte alla campagna contro il brigantaggio nell’Italia meridionale.

[5]Alessandro La Marmora (Torino 1799 – Kodykoj 1855) nel 1831 presenta il primo progetto per la creazione del Corpo dei Bersaglieri, poi istituito nel 1836. Il 22 marzo 1855 assume il comando della seconda divisione del corpo di Crimea. A causa del colera, muore  a Balaklava (odierno quartiere di Sebastopoli).

[6] Alberto Ballerino “Alessandria Tricolore. Il Risorgimento e la città”, Edizioni Il Piccolo, 2011, pagg.83-85.

[7] Fausto Bima nella “Storia degli Alessandrini”, Casa Editrice Ferrari Occella & C., 1965, ricorda che sono passate alla storia le parole con cui Vittorio Emanuele II si congedò dal generale Durando: “Fortunato lei, generale; va a combattere i russi, a me tocca combattere frati e monache”. Proprio in quell’anno, infatti, Cavour e la sua maggioranza parlamentare presentano un progetto di legge per la soppressione dei monasteri. Si cerca di dare seguito, con particolare rigore, alla legge Siccardi per recuperare risorse a beneficio del bilancio statale.

[8] La lapide recita testualmente: “nel dì 14 aprile 1855 – Alessandria – con fausti auguri salutò l’Esercito – che – tra le sue mura adunato – Vittorio Emanuele e Camillo Cavour – le patrie sorti divinando – lanciavano ai campi di Crimea – duce Alfonso La Marmora – ad affermare nel cospetto d’Europa – il valore, il diritto degli Italiani – la fede nel trionfo. – Compiendo il 30° anno – della vittoria della Cernaia – il Municipio pose – 16 agosto 1885.

[9]Ardingo Trotti di Cassine (Cassine 1797 – Torino 1877) comanda l’ala destra della seconda divisione guadagnandosi gli elogi di Alfonso Lamarmora, che scriverà così di lui: “conservò la serenità e tranquillità d’animo che lo distinguono, diè esempi ai suoi soldati coll’esporsi dove maggiore era il pericolo e guidò opportunamente la divisione sua”.

[10]Enrico Franchini (Alessandria 1823 – Alessandria 1877) prende parte alla spedizione in Crimea con il grado di luogotenente agli ordini del generale Alfonso La Marmora distinguendosi nella battaglia della Cernaia dove combatte nella 2ª Divisione comandata dal generale Ardingo Trotti ottenendo una menzione onorevole. Partecipa, altresì, alla Seconda e alla Terza Guerra d’indipendenza ed è a capo delle operazioni contro il brigantaggio nelle aree dell’ex Regno delle Due Sicilie. Lascia il servizio attivo nel 1873. E’ sepolto nel Famedio cittadino.

[11]Attraverso il sito internet www.cimiteromonumentalealessandria.it, a cura di Luciano Vogogna, è possibile conoscere la storia del cimitero di Alessandria, oltre a poter prendere visione di un primo censimento riguardante le opere d’arte e dei personaggi più importanti ivi presenti.

[12]Leopoldo Valfrè di Bonzo (Bra 1808 – Torino 1887) dopo avere partecipato alla spedizione in Crimea, viene impegnato, con il grado di generale di artiglieria, nell’assedio delle piazzeforti di Gaeta e Messina. Nel 1877 viene collocato a riposo e contemporaneamente nominato senatore del Regno.

[13]Renato Lanzavecchia,“Alessandria dalle origini agli inizi del sec.XX”, Omnia Media.