Bournemouth: lingua e cultura d’oltre Manica [Occhio ai giovani]

Bournemouthdi Edoardo Prigione

 

Dopo due settimane in Inghilterra posso dire con sicurezza di essermi ambientato, ho una routine e delle abitudini fisse che aiutano a sentirsi a casa anche quando si è lontani migliaia di chilometri.
Bournemouth è una città abbastanza grande, sicuramente più di Alessandria dal momento che vanta il doppio di abitanti. Per spostarsi gli autobus sono indispensabili; il trasporto pubblico è molto efficiente e capillare, si differenzia dal nostro anche per la frequentazione. Mentre ad Alessandria i bus vengono utilizzati solo da una piccola parte della popolazione, proveniente dalle classi sociali più deboli, spesso stranieri, per spostarsi dai quartieri Cristo e Orti, qui non è raro vedere uomini eleganti con posizioni di prestigio.

La città è organizzata in modo totalmente diverso rispetto alla nostra: il nucleo centrale è circondato da un gran numero di sobborghi, di grandi dimensioni e completamente indipendenti dal centro. Il decentramento dei servizi fa si che gli spostamenti siano limitati e che l’abitante comune abbia tutto ciò che gli serve nel proprio quartiere e si muova, ovviamente con i mezzi pubblici, solo per recarsi al lavoro.

La città è molto estesa perché le abitazioni più diffuse sono quelle singole a due piani, anche di modesta metratura, con un piccolo giardino sul retro, non recintato. Le distanze da coprire di conseguenza possono essere notevoli e, nonostante i numerosi autobus, spostarsi può essere disagevole specialmente se si devono rispettare orari precisi.

La città non offre grandi attrazioni turistiche a parte un tour in mongolfiera e le spiagge che non vengono sfruttate molto a causa del terribile tempo inglese. Il concetto di turismo dei britannici è diverso dal nostro e molto più commerciale: si visita una città perché si possono trovare negozi economici, non perché ci siano siti storici, monumenti o musei.

Bournemouth però offre molteplici possibilità di svago, specialmente per i maggiorenni, principalmente pub e discoteche; qui infatti le leggi sono molto severe per i minorenni, che non possono assumere alcolici (come dovrebbe essere anche in Italia, ma sappiamo tutti quanto frequenti siano le trasgressioni) né rimanere in un bar oltre le 21:30, anche senza alcuna consumazione. Queste limitazioni sono eccessive e impediscono ai più giovani di trascorrere la serata in compagnia degli amici in un locale chiuso e riscaldato, che in Inghilterra è indispensabile anche d’estate.

Le attività di svago con gli amici, lo sport e il tempo libero, che molto spesso hanno luogo all’aperto, nelle numerose e vaste aree verdi che la città offre contrariamente alla nostra, si concentrano tra la cena, che di solito avviene alle 18:30, e l’ora di andare a dormire, 22 circa.

La suddivisione dellla giornata è totalmente estranea a chi proviene da Paesi mediterranei e risulta molto più breve. Una profonda differenza tra lo stile di vita anglosassone e quello italiano è il culto del cibo e del pasto che ci caratterizzano: il pranzo e la cena che da noi durano circa un’ora qui occupano solo la metà del tempo e spesso consistono in un panino a mezzogiorno e un piatto unico con carne, verdura e talvolta pasta o riso alla sera.

Dopo una settimana e mezza di lavoro in una scuola estiva di inglese posso affermareErasmus che l’aspetto più interessante di questa esperienza è la possibilità di migliorare le proprie abilità linguistiche intrattenendo uno scambio arricchente con giovani provenienti da tutto il mondo. Si comprendono le differenze caratteriali tra le diverse popolazioni e la necessità di avere approcci specifici con ognuno. Si viene a conoscenza di stili di vita talvolta molto diversi, o modi di dire simili, credenze inusuali o abitudini caratteristiche. Tutto ciò permette di aprire la mente e guardare il mondo in una prospettiva internazionale e slegata dalle convinzioni nazionali che la propria cultura comporta.

Il dialogo continuo con gli studenti della mia scuola mi ha fatto capire quanto sia importante stabilire un contatto con persone originarie di nazioni anche molto lontane, specialmente oggi giorno, quando episodi di cieca, ingiustificata e dilagante violenza razzista insanguinano il nostro Paese. Il tipo di esperienza che sto vivendo viene affrontata ogni anno da migliaia di studenti italiani, ma non sempre si riesce a cogliere il grande valore umano che ci si porta a casa.

Per avere altre notizie sulla Gran Bretagna e sui sudditi della regina Elisabetta seguitemi per altri aggiornamenti da Bournemouth.