Amag e quelle brutte abitudini della vecchia politica [Controvento]

Amag gruppodi Ettore Grassano

 
La notizia non è sfuggita all’occhio ‘allenato’ degli osservatori più professionali, ma è tale da meritare di essere condivisa anche con i cittadini, e co i clienti del Gruppo Amag.

Dunque: poche ore fa abbiamo appreso che il gruppo Amag cresce, si consolida, fa utili. E tutto questo, da alessandrini, non può che farci piacere. Pur conservando tutte le perplessità sul ‘macigno’ rappresentato dalla ‘costola’ del trasporto pubblico su gomma: già Atm, e d’ora in avanti Amag Trasporti. Un mix di costi mostruosi, servizio scadente e parco mezzi quasi tutto da rottamare che non fa sperare nulla di buono.

Ma oggi l’occhio cade altrove, ossia su quel “È stato, quindi, votato all’unanimità il rinnovo triennale dell’attuale CdA (fino all’approvazione del bilancio 2019), con l’obiettivo condiviso di garantire continuità di gestione e stabilità alla Società e, in particolare, ai potenziali nuovi investitori”.

Traduzione: se anche gli alessandrini dovessero decidere, la prossima primavera, di spalancare le finestre e cambiare l’aria a Palazzo Rosso (eBressan Rossa De Capitani dopo quel che è successo in Piemonte alle recenti elezioni, da Torino a Novara, l’ipotesi non è accademica, o irrealistica), i membri del cda, e in particolare il presidente De Capitani (di stretta osservanza fassiniana: uno che con Alessandria non c’entra proprio nulla) e l’amministratore delegato Bressan saranno inamovibili fino al 2020 (di solito il bilancio si approva nel primo semestre dell’anno solare successivo). Situazione quantomeno imbarazzante, ne converrete, qualora nel 2017 dovesse cambiare il ‘manico’ politico del capoluogo: e non basta sapere che i suddetti manager mai vorrebbero rimanere, se non più graditi alla proprietà. Certo, trattandosi di azienda di diritto privato, ogni rapporto coi manager può essere risolto ‘liquidando’ le loro spettanze contrattuali: non sono, per intenderci, ‘culi di pietra’ inamovibili, come i dirigenti di regione, provincia o comuni.
Tuttavia, liquidarli in anticipo avrebbe si presume un costo significativo, che ricadrebbe sulle casse aziendali, e in fin dei conti della cittadinanza. Non ci intendiamo di danno erariale, e sono questioni che non ci interessano.

Come cittadini, ci interessa invece che la politica la smetta, subito, qui e ora, di prenderci in giro e di considerarci un ‘parco buoi’ da utilizzare per realizzare gli interessi di singole persone, o piccoli gruppi. Che sia così impossibile arrivarci, in Italia e ad Alessandria?