Traffic calming [Lo Straniero]

Marenzana 2di Angelo Marenzana

 

Una d’arme, di lingua e d’altare si recitava a scuola studiando il Marzo 1821 di manzoniana memoria. L’ode che finalmente aveva chiarito il significato toponomastico del cortile dove sono nato e cresciuto negli anni dell’infanzia chiedendomi spesso perché i miei amici, tutti, al contrario di me, abitassero in una via battezzata con un più semplice nome di persona o di città.

Visto che di armi e religioni ne parla già troppo il sangue versato nel mondo, vorrei concedermi solo una breve riflessione sull’aspetto della lingua, di un italiano che ha ormai perso i suoi intercalari dialettali comuni a tutta una piramide sociale per imbastardirsi con una terminologia anglosassone imposta dall’arroganza intellettuale e coercitiva di chi controlla e manipola il mercato, la finanza e l’economia internazionale. Un virus che ha intaccato la burocrazia oltre alla comunicazione in generale e nocivo alla sostanza delle cose. Di conseguenza, anche l’aspetto comunicativo del nostro quotidiano ne viene influenzato e storpiato, e la lingua inglese si riduce da linguaggio colto a squallida esibizione di appartenenza a un mondo parallelo e di vantato lignaggio superiore.

Questa volta, seminascosto tra la paccottiglia verbale, scopro il termine traffic-Traffic calmingcalming. Un termine (intuisco voler dire alla lettera tenere calmo il traffico) per presentare un progetto che imporrebbe agli automobilisti in transito in alcune zone urbane un semplice rallentamento della velocità.

In certi casi sarebbe opportuno, oltre a tenere a freno il traffico, anche tenere a freno la lingua visto che la pioggia di terminologia esterofila scroscia dalle labbra di imprenditori, dirigenti e politici, una buona percentuale dei quali, nei loro occasionali discorsi ufficiali all’estero, fanno figure da quattro soldi. E, non secondario, si tratta di persone alle quali, in casa loro, vanno spesso imputati lavori (soprattutto nel settore pubblico) tipici di chi non è nemmeno in grado d’fé la O col turtaron.

Non si pretende la purezza della lingua italiana ed è auspicabile una sempre maggior apertura alla conoscenza di lingue straniere utili a un mondo in continua contaminazione. Però, rilassatevi, signori che gestite il bene pubblico con i nostri soldi. Sbasé la cresta. Siamo nell’Italia dei Comuni, e se restringiamo l’area geografica, viviamo nell’Alessandria della Paglia, nella terra di Gagliaudo e se la città ha incominciato in questi ultimi trent’anni a franare lentamente sotterrando il bello nella fossa scavata dalle tanto vantate esigenze del progresso (senza lasciare una sola traccia di originalità di cui andare fieri o di un progetto complessivo degno di comparire negli annali della nostra storia locale), è grazie proprio a gente che ha millantato conoscenze e capacità di cui non era all’altezza. Forte solo di un’abilità dal vago sapore demoniaco di sapersi costruire attorno una rete di affari e di servitù per consolidare il proprio ego.

Traffic-calming, ovvero l’intasamento della demagogia di coloro che (come scriveva Guareschi) “sfruttando un frasario approssimativo e di gradevole effetto sonoro potranno parlare per un’ora senza dire niente”.