Marengo: la battaglia delle occasioni perse [Controvento]

Marengo 1di Ettore Grassano

 

Marengo per i francesi è un luogo mitico per l’omonima battaglia, e probabilmente se si trovasse in un’altra zona d’Italia (in Lombardia, per non allontanarci troppo da qui) ci avrebbero costruito attorno, nel tempo, un business ricettivo-turistico-culturale di prim’ordine. Da noi, ormai (o almeno per ora, a sentire gli ottimisti specializzati a ‘buttare la palla’ in avanti), neanche più la rievocazione della battaglia, di cui domani ricorre il 216esimo anniversario.

La Provincia ha le casse vuote, e soprattutto non ha mai avuto la ‘vision’ necessaria per tentare un salto di qualità. Ora la gestione è passata a Palazzo Rosso, ma siamo al piccolissimo cabotaggio: qualche ora di apertura pomeridiana nel week end e domani, appunto. Con tanto di visita guidata, tutto gratis. Ma ci vorrebbe altro, è chiaro.

Probabilmente l’unica strada sarebbe un accordo con un privato, visto Marengo 2che il pubblico locale qui è stato capace soltanto di malagestione e sperperi, fino al trionfo dell’inutilità con la milionaria piramide, trionfo del kitsch a carico dei contribuenti. Qualche idea in proposito l’aveva avanzata Cesare Miraglia, nel breve periodo in cui come assessore provinciale gli fu assegnata questa competenza: ristoranti, parco divertimenti, magari un accordo con l’Outlet. Ma per carità, tutta roba che rischiava di portare lì gente, e magari costringere il personale ad aperture anche festive. Idea subito abortita, Miraglia dirottato altrove: che le idee da imprenditore se le sviluppi in privato (come in effetti fa, esempio rarissimo tra i politici parastatali di casa nostra, specie nel centro sinistra).

Negli ultimi anni in realtà, sempre grazie ad accordi con organizzatori privati come l’Associazione Cultura Viva, non sono mancati momenti di intrattenimento di qualità: musica dell’epoca napoleonica, cultura, sfilate. Poi stop, chissà perché.

E ora? Ora niente: villa Delavo (Marengo, per tutti gli alessandrini) sta lì, e va giù pian piano, come pare sia inesorabile per gli edifici pubblici alessandrini. Tra una riunione progettuale con la Regione Piemonte, e un ‘vedremo, faremo’.

Ora qualcuno parla (‘blatera?’) di un collegamento ciclopedonale tra Cittadella e Marengo, ad oggi peraltro i due simboli dell’incapacità progettuale di casa nostra (il terzo rischia di essere il Ponte Meier? Lo scopriremo presto).

Intanto campa cavallo, che l’erba cresce: e non ci sono neanche i soldi per tagliarla!