Alessandria grigio/noir [Lo Straniero]

Marenzana 2di Angelo Marenzana

 

Non so quale posto occupi Alessandria nella classifica nazionale sul tema criminalità, certo è che chi vive il nostro territorio deve fare i conti, da un lato con una forte percezione di pericolo sociale (e quindi di paura più o meno giustificata), dall’altro con fenomeni malavitosi legati alla piccola (quanto pericolosa) delinquenza che ormai ha trovato stabile alloggio sulle pagine di cronaca dei nostri organi di stampa. E poi, non secondario, occorre fare i conti con il pubblico pettegolezzo (visto che “a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”) a sua volta nutrito da critiche e dubbi sollevati dai partiti d’opposizione sul corretto agire delle amministrazioni locali in tema di gestione delle economie pubbliche e private.

In base al punto di vista con cui la si osserva, la nostra città è generosaPolizia Volante nell’offrire la possibilità di indulgere tra le pieghe del mistero e le sue ombrose sfumature nere. Anzi, grigio noir. La questione è certamente legata alla condizione socio urbana in cui versa la città e una sua corretta fotografia ci rende non dissimili da mille altri comuni. In più, ad influire sul disagio intervengono anche fattori di natura più generale. A grandi linee, la mancanza di certezza della pena, la tutela del diritto più per il boia che per la vittima, un’assordante demagogia ideologico-giustificativa che ormai ha esondato oltre le barriere del buon senso.

Insomma, a prima vista la situazione parrebbe sfuggire di mano.

Ed è proprio questo il momento in cui lo scrittore decide di ficcare il naso. Quando scatta l’idea nella testa di chi vuole raccontare la provincia con lo strumento della scrittura etichettata come di genere.
L’interessato mette allo scoperto alcuni elementi base quali:
talento nel narrare, curiosità, capacità di osservazione del mondo circostante e di cucire il tutto con una buona dose di fantastica immaginazione.

Parlando di casa nostra cosa potrebbe stuzzicare la verve di un autore in cerca di una trama per allietare il suo pubblico con tanto di morto ammazzato, indagini e successo personale dell’investigatore di turno? Per esempio i tanti cantieri aperti con i lavori la cui conclusione era prevista da un anno. Ecco uno spunto di tutto interesse per ricamare sui macro interessi economici sottotraccia con infiltrazioni di malavita organizzata.

Così come il germogliare dei supermercati in periferia, che, più che una catena di market, sono veri e propri anelli di una catena che cinge la città e strangola il piccolo commercio. Ed eccolo, lo scrittore, lasciarsi prendere dalla congettura di un possibile intreccio politica, speculazione e tangenti.

Dal macro al micro. Chi gestisce il traffico di stupefacenti in città che si consuma nei giardini pubblici o nelle altre aree verdi compreso il parco sulle rive del Tanaro? O le rapine a tabaccai ed esercenti vari, le truffe ai danni degli anziani, furti in alloggi, la spartizione delle zone per l’accattonaggio sempre più aggressivo? E via con l’elenco visto che la logica del delinquere non si fa mancare nulla, nemmeno la resa dei conti a colpi di pistola o lame affilate che sembrano tintinnare nelle tasche di troppa gente più di una manciata di monetine.

E il fantasioso scrittore non si fa mancare nulla, nemmeno l’ambiente degradato che taglia in modo trasversale tutti i quartieri cittadini livellandoli su un unico piano di marginalità periferica, e l’atmosfera avvilita di una intera collettività, coro greco che si esibisce mentre gli attori veri della dramma ricreano meccanismi di affari sporchi e relazioni criminose.
Naturalmente si sta parlando di soggetti per possibili romanzi.
Almeno fino a quando non si scopre dopo la pubblicazione del romanzo (e gli esempi sono mille) che la realtà supera la fantasia, e che l’arte del ricamo era solo un merito delle nonne e che nessuno è tanto bravo da portarglielo via.

Qualcuno la chiama intuizione. Chi lungimiranza. Altri, la preveggenza dello scrittore.