Luigi Briganti alias il partigiano Fortunello [Alessandria in Pista]

Remottidi Mauro Remotti.

Chi si fosse trovato nell’anno 2003 in corso Crimea ad Alessandria[1] avrebbe assistito, nel corso delle celebrazioni per il 25 aprile, al conferimento della cittadinanza onoraria, da parte del sindaco Mara Scagni, a Luigi Briganti.

Molti lettori potrebbero porsi il classico interrogativo manzoniano: chi era costui e per quali motivazioni gli è stata assegnata tale benemerenza? Per approfondire la figura di Briganti, di cui quest’anno ricorre il decennale della scomparsa, si possono consultare diverse fonti nazionali[2] e locali[3].

fortunelloDa esse apprendiamo che Luigi Briganti di Lentini (SR), classe 1924, una volta conseguita la licenza liceale dovette interrompere i suoi studi per prestare il servizio militare ad Ivrea presso il 64° Reggimento di fanteria divisione “Cagliari”. Intervenuto l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, decise di diventare partigiano con il nome di battaglia di “Fortunello” (appellativo quanto mai azzeccato, come scopriremo in seguito). Iniziò quindi per Briganti un periodo difficile e avventuroso fatto di azioni di guerriglia e di pericolose missioni in qualità di staffetta per le quali utilizzava spesso ingegnosi travestimenti. Ai primi di marzo 1944, durante un’azione isolata contro impianti militari delle truppe nazifasciste, fu catturato e condotto nelle carceri di Casale Monferrato. Nonostante le torture subite, si rifiutò di rivelare informazioni riguardanti le formazioni partigiane. Per questa ragione fu condannato a morte mediante fucilazione alla schiena.

briganti01Per fortuna, proprio all’ultimo momento, i suoi compagni riuscirono a liberarlo, e poco tempo dopo tornò a combattere nelle montagne dell’Alto Monferrato. Luigi Briganti è stato protagonista anche di un altro episodio drammatico accaduto nel marzo del 1945. Si trovava, infatti, nel Vercellese in una cascina in compagnia di un ex ufficiale della “X M.A.S.” che si era unito ai partigiani.

I “repubblichini” vennero a cercarlo, ma Briganti gli cedette il suo nascondiglio (consistente in un buco dietro il caminetto) e gli salvò così la vita. Ritenuto responsabile della mancata cattura del disertore, venne bastonato a sangue, legato a un carro e trascinato sulla neve per centinaia di metri e, infine, condotto nel carcere di Cigliano e successivamente a Torino. Fu poi prelevato dalle S.S. per essere scambiato con alcuni ufficiali tedeschi fatti prigionieri dai partigiani in Valle d’Aosta.

briganti02Finalmente, sopravvissuto ad anni terribili, Briganti riuscì partecipare, anche se con le stampelle, alla liberazione di Torino per poi a tornare a Lentini dove ormai, in assenza di sue notizie per due lunghi anni, era dato per morto. Con grande forza di volontà, malgrado le profonde cicatrici sia fisiche che morali, e grazie all’aiuto di un benefattore, Briganti poté laurearsi in Medicina. Diventò quindi ufficiale sanitario e stimato medico professionista. Nel 1959 gli fu assegnata  la Medaglia d’oro al valor militare ed esattamente venti anni più tardi il Presidente della Repubblica Sandro Pertini gli conferiva anche la decorazione di Cavaliere di gran croce. A queste importantissime onorificenze si aggiunge, a pieno titolo, anche quella di cittadino onorario della nostra Città.
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[1] Tra i presenti l’amico Tino Aurora, conterraneo di Luigi Briganti, che ringrazio per avermi dato lo spunto per questo articolo.

[2] Soprattutto il sito internet dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (www.anpi.it).

[3] Importante la documentazione dell’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi” (www.isral.it) che ha sede ad Alessandria in Via dei Guasco n.49.