La fabbrica della morte [U Gnacapiöğ]

Bona Giorgiodi Giorgio Bona

Un posto sicuro è il film del regista piemontese Francesco Ghiaccio, ambientato a Casale Monferrato, con Marco D’Amore e Giorgio Colangeli interpreti principali. Racconta la presa di coscienza dei protagonisti del dramma dell’Eternit, la fabbrica della morte che ha rilasciato nell’aria la fibra assassina.

La produzione della morte sullo sfondo di una vicenda infinita è accompagnata per tutto il film dalle testimonianze in diretta dei famigliari delle vittime dell’amianto.

Questo film ha rimescolato una sorta di passato ancora vivo negli occhi e nella mente, un passato che ti porti dentro per tutta la vita.

Erano gli anni ’70, il ’75 per la precisione, ed io terminavo i miei studi superiori proprio a Casale. Questo problema era ancora relegato ai margini, ricordo che si cominciava a dire qualcosa sottovoce. Alle soglie del nuovo millennio, invece, si può parlare di epidemia di tumori d’amianto. Una tragedia di cui si sentiremo ancora per anni.

In quel periodo conobbi un ragazzo che come me aveva la passione per l’atletica e familiarizzammo subito. Ci trovavamo due giorni alla settimana a correre insieme al Natal Palli, il campo sportivo del Casale Calcio.
Poi gli eventi della vita ti portano lontano, ci si perde di vista, ognuno fa la sua strada. A volte, però i ricordi affollano la mente e ci si chiede di qualcuno che non si vede da tempo dove sia, cosa faccia, dove viva.

Il ragazzo si chiamava Piercarlo Busto. Aveva finito gli studi e facevaBusto Piercarlo l’impiegato di banca. Era un atleta, praticava il mezzofondo come me e aveva conseguito risultati di tutto rispetto.
Non l’ho più incontrato Piercarlo, ma ho appreso una triste notizia dai giornali. Lui non aveva mai lavorato all’Eternit, si allenava vicino al fiume passando per la strada dietro lo sgorbio casalese oppure saliva sulla Panoramica, transitando davanti allo stabilimento di Via Oggero. La fibra maledetta gli aggredì i polmoni, lo devastò.

La sentenza fu subito drammatica e brutale. Mesotelioma pleurico. Il male dal nome impronunciabile, che ha già fatto più vittime della peste e del vaiolo. Lo diagnosticarono a giugno e Piercarlo morì il 23 dicembre del 1988.
Proprio in questi giorni ricorre l’anniversario della sua morte. Da allora sono trascorsi 27 anni. Lui che aveva la sua grande forza nei polmoni, che sembrava correre nell’aria, staccato da terra, è stato colpito lì nel punto in cui sembrava indistruttibile e invincibile.

Davanti alla cronaca di una morte annunciata, per citare un celebre romanzo di Gabriel Garcia Marquez, sulla scena di un disastro davanti al quale non possiamo voltarci dall’altra parte, ho voluto ricordare Piercarlo. Forse lui adesso sta correndo oltre le nuvole e ci guarda tutti dall’alto.