“Vieni o Maggio t’aspettan le genti…” (1) [imPertinenze]

1 maggio anni settantadi Loretta Ortolani & Nuccio Lodato

 
Primo maggio in arrivo: ovunque manifestazioni. Quelli che il lavoro l’avevano e non l’hanno più, per non annoiarsi troppo sfileranno con la bandiera bianca (= arresi al destino, la rossa è defunta); chi per ora non l’ha confida nel job act (“sognate il futuro # e state sereni”). Quanti non lo cercano, forse intuendo confusamente che l’avranno mai, si interrogano a vuoto tra loro: “e cos’è ‘sto lavoro?” (ma non sanno ancora “andare su wiki”?!).

Quelli tra i politici che il “lavoro” pensano così di averlo trovato e di mollarlo mai (te lo vedi uno in cassa integrazione o con l’indennità di disoccupazione?) fingono di partecipare solidali. I rari veri solidali fanno attenzione (dissidenti, minoranze: sia mai che avvenga un’espulsione…). All’osservatore più attento non sfuggirà che verseranno pure qualche lacrimuccia, rimembrando tempi felici in cui folle proletarie facevano scoppiare piazza San Giovanni senza bisogno di concerti no stop e RaiNews24. Fiaschetta di vino con pane e salame a simbolo di riconoscimento, rapiti dalla rossa passione (anche quella per la Ferrari…); operaie toscane in visibilio per i Berlinguer e i Lama (oh sì, eran bell’òmini!) con la falce e martello disegnata nel cuore. Tempi in cui la Leopolda poteva esse tutt’al più ‘na cagnetta scodinzolante allato de’ cortei (guai a nominarle smorfiosi genere Dudù, ché l’azzannava!).

Non perdiamoci però in sciocche nostalgie, torniamo al nostro Giorno Festivo. Altri politici ancora – anch’essi lavoratori! – avendo a noia (talvolta a ribrezzo) queste manifestazioni d’antan, così volgari e caciarone, approfitteranno del Sacro Ponte per una gita fuori porta. Magari sullo yacht di amico generoso e anche lui riformista, se il satellite prevederà mare calmo e sole. Riflettendo e scommettendo tra loro appunto sulla necessità della riforma: con un prossimo decreto legge che, finalmente, abolisca questa inutile festività (magari insieme a 25 aprile e 2 giugno, tutt’e tre in un colpo: qualcuno ci aveva già pensato…).
Invece Pensatori & Intellettuali, invano protesi a cercar di capire cosa cazzo stia accadendo a questo Paese anoressico di diritto alla dignità, non potranno festeggiare. Al pensiero non è dato riconoscimento, tantomeno stipendio (figuriamoci la pensione!). Una categoria fantasma, senza statuto dei lavoratori (a proposito: esiste ancora?) e senza contratto: nuovi extracomunitari honoris causa, prossimi extraterrestri di questa Comunità 2.0.

E noi? Reduci da un atipico (non c’erano neppure i veti sugli oratori ufficiali!) 25 aprile solitario nella Bassa langa, sulle tracce del fenogliano partigiano Johnny (romanzo alla mano: tutto esatto!), ci riposeremo -“riposeremo, riposeremo” come chiude la Sònja dello Zio Vànja cechoviano- con i nipoti attorno. Ai quali narreremo dei Primi Maggi che furono: “Once upon a time…” colmando il magone (baratro) interiore con un bicchiere di vino. ROSSO, almeno quello.

(1) “…ti salutano i liberi cuori / dolce Pasqua dei lavoratori /viene e splendi alla gloria del sol!”
[Pietro Gori, Inno del 1° Maggio, scritto nel 1892, anno di nascita del partito socialista, a San Vittore dove era stato rinchiuso preventivamente per la ricorrenza. Da cantarsi –quando ancora lo si ricordava e cantava…- sulla musica del Va’ pensiero verdiano]