Il lasciapassare [Ars Eloquendi Goliardiae]

1970--pontifexdi Antonio Silvani.

N.P.

Alla lettura della nivea copulazione con cui condannammo per delazione una miserabile mATRICOLA alessandrina, il nobile Attila il Cruento ci ha ricordato come anche a lui il saluto gli sia negato da un ex minus quam merda, a causa di un dozzinale, infantile, innocente scherzuccio di tanti, ma tanti anni fa.

Come diceva, circa due millenni fa, un barbuto campione di nuoto, asso pigliatutto alle antiche olimpiadi di Atene, talmente valido da sembrare camminare sulle acque:

“Diamo a Cesare quel che è di Cesare”, è giusto che quanto fece Attila entri a far parte di questi commentari.

matricoleUna turpe mATRICOLA alessandrina, iscritta all’ateneo Genovese (territorio eletto di caccia del Cruento) andava strombazzando o, meglio ancora, petando con le labbra, che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di toccarlo sia a Genova che, a maggior ragione, in Alessandria.

La malcapitata particula merdae fu accolta, mentre stava per uscire, davanti alla sua magione e portata nella sede dell’Orgo Goliardicus Agae Khanis.

Pur capendo che per lui sarebbe stata una deflorazione lenta e dolorosa, quel mucchietto di materiale fecale volle ugualmente polemizzare ed insultare, aggravando così una situazione che, sempre di più, acquistava una funerea colorazione.

Attila condannò il reo di lesa Goliardia ad un microclisma di pasta di acciughe ed incaricò il suo pallafreniere (abbiamo già parlato di questa job  description) Gengis khan di procedere.

Sine mora Gengis agì ed alla miserabile mATRICOLA (diffidata dal proferire parola, onde evitare il totale ostracismo da tutta la zona universitaria genovese) non rimase che rassegnarsi a lunghi giorni di tanto gelidi quanto lenitivi semicupi.

Costui, la cui memoria gareggia con quella di un elefante, non avendo dimenticato la terapia subita, continua a non salutare Attila!

Riprendiamo la nostra narrazione.

Il lasciapassare

a)-1971-(lasciapassare-OGAK)Parliamo del lasciapassare  dell’Ordo Goliardicus Ahae Khanis (vedi allegato), riconosciuto da quasi tutti gli Ordini Goliardici imperanti nelle città sedi di Atenei, che veniva rilasciato in Alessandria alle mATRICOLE Alessandrine.

Era quel prezioso pezzo di carta che la matricola riceveva nella sede dell’Ordine dopo la prima “tortura” subita.

Questo foglio stampato “apparentemente” concedeva (è proprio il caso di dirlo: solo sulla carta!) la libertà al merdoso iscritto al primo ano, mentre in realtà era un atto di proprietà bello e buono, certificante che l’Ordine Goliardico era padrone assoluto della mATRICOLA.

Questo documento, per essere valido, doveva contenere le firme, in originale, del capo Ordine e di altri anziani.

Il lasciapassare doveva essere conservato con cura (guai se si vedeva un’orecchia o una macchiolina: sarebbero stati cazzi) dalla matricola, che doveva sempre portarlo con sè, dovunque andasse, a qualunque ora del giorno e della notte ed esibirlo ad ogni richiesta dei Goliardi.

In teoria, ma solo in teoria, la mATRICOLA  alessandrina poteva subire scherzi ed angherie solo dai suoi padroni, però qualunque Goliarda di qualunque città poteva fare i cazzi che voleva e guai se il malcapitato minus quam merda osava lamentarsi, invocando quanto scritto sul lasciapassare.

Il Goliarda si limitava a prendere il foglio e lanciarlo in aria, poi lo raccoglieva (o, meglio, lo faceva raccogliere dalla mATRICOLA) e lo lasciava cadere per terra ed infine lo metteva contro il muro e, vedendolo nuovamente finire a terra:

– Vedi, amico mio, –  diceva serafico alla matricola, –  non vola, non rimbalza per terra e non si arrampica sui muri, per cui questo lasciapassare non è valido!

E, a questo punto faceva di lui quello che voleva.

Le “revisio”

Il lasciapassare, come i contratti di lavoro secondo il job act defecato dalla  banda renzi,  non aveva validità indeterminata (fino cioè alla consegna del papiro), ma, in occasioni ben precise, doveva essere “rigenerato”, doveva subire le cosiddette “revisio”.

Queste revisioni (per dirlo all’italiana e non cadere in ripetizione) non erano altro che il timbro della revisio stessa, la data in cui era avvenuta e la firma del Capo Ordine o del Goliarda abilitato a rilasciarla.

Le revisio inoltre non erano fisse per tutto il territorio nazionale, ma ogni ordine aveva le sue; ricordiamo le occasioni di revisio più comuni:

– Revisio Sancti… (la festa del patrono),

– Revisio Natalis,

– Revisio Carnevalis,

– Revisio compleanni  (il giorno del compleanno del Capo Ordine),

– Revisio primae nivis  (il giorno della prima nevicata).

In Alessandria venivano effettuate sui lasciapassare:

–  La “Revisio primae nivis”.

– La “Revisio Sancti Antoni”: si parla di S. Antonio Abate (17 gennaio), che, pur non essendo il patrono di Alessandria, è rappresentato nell’iconografia sacra con un maialino al suo fianco, tanto da essere chiamato “Sant’Antòni del ghén” (S. Antonio del maiale). Questa nobile caratteristica ben giustifica una “revisio” a Lui dedicata!

L’Ordine alessandrino non aveva dei timbri specifici per le revisio, bensì (come si evince dall’allegato), queste ultime erano stampate su striscioline di carta attaccate al lasciapassare da altre, precarie, striscioline incollate (allora non esistevano le pecette autoadesive): è ovvio che erano buonissime le possibilità che la reviso andasse perduta, da cui feroci, cruente, nefaste, ulteriori angherie.

Lasciapassare anomali

Il lasciapassare era un semplice foglio di carta, ma in certi casi  questo foglio poteva essere incollato su vari supporti e questo avveniva solitamente per punire la mATRICOLA  per comportamento disdicevole nei confronti degli anziani, per contestazione delle leggi e delle tradizioni Goliardiche e per altri reati di lesa Goliardia. Anche i classici spandimerda, che si vantavano in continuazione, che pensavano di averlo solo loro potevano subire questa punizione.

A seconda della colpa il lasciapassare poteva essere incollato su di un’assicella di legno, su di una piastrella, su di un mattone o, addirittura, nei casi limite su quei mega mattoni prefabbricati e pesantissimi.

Poteva anche capitare di vedere un lasciapassare cartaceo però con le dimensioni di un poster o di un megaposter, che la matricola portava sempre con sé accuratamente arrotolato.