Valenzano-alessandrino tra Po, Tanaro e Bormida

PECETTO DI VALENZA_PANORAMAA cura di Fabrizio Capra

Questo mese GiroVagando ci porta a cavallo di due zone, tra il valenzano e l’alessandrino.

Iniziamo il nostro viaggio con

PECETTO DI VALENZA

paese di origini romane, era noto come “Pecetum Valentinum” in quanto localizzato in prossimità dell’attuale Valenza, allora importante presidio a guardia degli attraversamenti sul Po. La posizione dominante su una diramazione della romana via Iulia che conduceva all’attuale Asti, i cui resti del selciato sono stati ritrovati nella sottostante Pellizzari in prossimità della moderna provinciale, ne faceva un luogo di rilevante importanza economica e militare. La collocazione su una lunga e verdeggiante prominenza collinare orientata da sud a nord ne fa inoltre meta ideale di escursioni cicloturistiche, con salite impegnative da Alessandria attraverso Valle San Bartolomeo e da Valenza attraverso Pellizzari o lungo strada Citerna.

Particolare rilevanza ha LA ROCCA, ora giardino naturalistico e parco astronomico. Si trova sulla sommità della rupe tufacea che domina la parte nord del paese dove fu costruito un castello feudale, menzionato in una bolla imperiale del XIII secolo. Di esso non rimangono che le fondamenta di una torre. La Rocca ospita una collezione di antichi strumenti astronomici comprendenti meridiane, cerchi, plinti e una grande rosa dei venti, nonché postazioni per l’installazione di telescopi. Di grande interesse è il “Sentiero dei Pianeti”, un percorso che si sviluppa sul perimetro della rupe e che ospita a distanze proporzionali alla distanza relativa dal Sole i simboli, le immagini, i dati relativi ai maggiori corpi del Sistema Solare. Il parco ospita specie vegetali locali, indicazioni naturalistiche, geografiche e storiche e un punto panoramico alla sua estremità nord in corrispondenza delle fondamenta della torre dotato di stazione meteorologica. È accessibile dal cortile posteriore del moderno edificio comunale.

Da visitare la PARROCCHIALE di SANTA MARIA e SAN REMIGIO, monumentoPECETTO DI VALENZA_CHIESA SANTO ROSARIO nazionale, è stata eretta in stile barocco lombardo nel 1738, su progetto di Gaetano De Aquillara di Pavia, e si apre sulla piazza con una delicata scalinata sormontata da un bramantesco pronao. La chiesa assorbì parte di un precedente edificio eretto nel X secolo e ricostruito nel XV. L’esterno si presenta con una grandiosa facciata con corpo centrale emergente terminante a timpano, fiancheggiata da due torri di cui una rimasta incompleta. Il prospetto articolato in due piani è adornato di lesene a forma di pilastri binati, che da uno zoccolo di granito si elevano fino a una cornice che interrompe a circa metà altezza la facciata stessa, per poi ripetersi nella parte superiore fino a sorreggere il cornicione e il soprastante timpano. Un’apertura centrale polilobata sovrasta il pronao sostenuto da colonne binate, a cui si accede attraveso una scalinata in granito (1830-1840). L’interno è a unica navata absidata e voltata a botte, sulla quale si aprono due cappelle e due tribune per lato, delle quali una è chiusa dal pulpito. Nel 1742 i lavori si concludono con la decorazione a stucco e ad affresco dell’interno. Sopra il cornicione marcapiano, sorretto da lesene e riccamente modanato, si aprono otto finestre ornate da stucchi. L’altare è realizzato in marmo e legno, mensa fissa, pietra sacra. Nella chiesa sono conservate due state lignee del 600 raffiguranti la Vergine.

Da vedere, inoltre, il seicentesco PALAZZO del QUESTORE, con rimaneggiamenti manieristici, che attesta il buongusto delle famiglie pecettesi. Si tratta di una possente e monumentale costruzione, edificata in stile manieristico, ad uso residenziale del Vicario dei Signori di Milano.

PECETTO DI VALENZA_CENTRO STORICOPassiamo quindi alla CONFRATERNITA della SS. TRINITA’, chiesa in stile barocco piemontese completata nel 1765. La facciata è di mattoni cotti a vista. L’interno è un aula rettangolare con presbiterio ed abside semi circolare, coperti da volte a vela, a botte e, infine, a catino. L’altare maggiore è coevo alla costruzione della chiesa. Nella chiesa si conserva lo Stendardo processionale, vero e proprio capolavoro d’arte serica: sono raffigurate nei due piatti la Trinità da una parte e la Vergine di Lourdes dall’altra. Ai due lati del presbiterio sono sistemate altrettante mezze colonne su cui sono alloggiate le statue del Sacro Cuore di Gesù (a destra) e Sant’Antonio da Padova (a sinistra). L’abside semicircolare è rivestita fino a metà altezza dagli stalli del coro ligneo tardo settecentesco; sulla parete di fondo si possono vedere gli affreschi di Gianni Patrone eseguiti durante e dopo la Seconda Guerra mondiale. Al lato sinistro dell’abside c’è il campanile a basamento quadrato, accessibile dal coro tramite una porta, anch’esso in stile barocco.

Un rapido sguardo al MONUMENTO a GIUSEPPE BORSALINO, in marmo, dello scultore Luigi Contratti eretto nel 1920 sulla piazza centrale a memoria dell’illustre cittadino fondatore dell’omonima fabbrica di cappelli diventata famosa in tutto il mondo.

Infine la CERTOSA esemplare di architettura rinascimentale si presenta con un ampio portico sostenuto da colonne di granito toscano Costruita da Gian Galeazzo Visconti per donarla alla Certosa di Pavia, è stata negli anni del periodo rinascimentale il centro del fermento culturale di Pecetto. Sono state inoltre scoperte importanti vestigia romane e un grande capitello corinzio databile I° secolo A.C.
Segnaliamo ancora il Centro Comunale di Cultura Giuseppe Borsalino ricavato nei locali ristrutturati della ex Cantina Sociale (la prima in Piemonte costruita nel 1902) sede ora del Museo Borsalino, Biblioteca Comunale, Emeroteca, Auditorium.

Lasciamo Pecetto e ci indirizziamo, passando per Valle San Bartolomeo sobborgo del capoluogo, verso

PIETRA MARAZZI

paese il cui nome deriva dal latino Petra Maricorum (o Mariciorum) per la presenza dellaPIETRA MARAZZI_PANORAMA tribù ligure dei “Marici”, stanziatasi nell’epoca postglaciale e poi conquistata dai romani nel 222 a.C.
Il nucleo storico del paese si estende su di un poggio a ridosso della riva sinistra del fiume Tanaro. Pietra Marazzi vanta una delle più antiche SOMS (Società Operaia di Mutuo Soccorso) della Provincia di Alessandria, costituita il 29 giugno 1863. La struttura storica è composta da una serie di sale e da un salone, con bar, déhors, cucina, servizi, uffici amministrativi, locali depositi, cantina.
Da visitare anche il PALAZZO COMUNALE, edificio della prima metà del XVI secolo che, al piano superiore, nella sala consiliare, conserva due stemmi, uno dei quali dell’imperatore Carlo V.
Numerose le chiese e gli oratori presenti sul territorio del comune.
Iniziamo con la CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MARTINO, dedicata appunto al Vescovo di Tours. Il nuovo edificio in stile neoromanico-lombardo, progettato dall’ing. F. Mantelli di Alessandria, il 12 maggio 1895 veniva posta la prima pietra e il 1° luglio del 1896 i lavori erano ultimati. Sulla copertura numerosi pinnacoli con croci e cappellette. I dipinti sul portale e della finestra dell’abside del coro furono opera del Prof. Andrea Marchisio dell’Accademia Albertina di Torino. La struttura interna, a “croce greca”, consta di quattro pilastri sui quali s’involtano quattro grandi archi, a ciascuno dei quali corrisponde un breve braccio. Sul quadrato centrale della croce poggia, mediante quattro fusi, una cupola ottagona con tetto a falde e lanternino terminale. Gli spazi ricavati nelle insenature della croce greca erano utilizzati per il battistero e il santo crocifisso (i due anteriori) mentre quelli a fianco dell’altar maggiore, divisi in due piani, erano destinati come tribuna per gli uomini (a piano pavimento) e per l’organo e i cantori (al piano superiore). Dietro al coro correva l’ambulacro per lo svolgimento delle processioni. Nella chiesa vi sono tre artistici altari: l’altare maggiore, in marmo nero di Brescia e rosso di Verona, costruito nel 1707, con statua del sacro Cuore di Gesù; l’altare di San Giuseppe, in marmi policromi; l’altare della Madonna, di stile romanico, collocato nel 1936. La balaustra in marmo rosso è del 1735 mentre il battistero, pure in marmo rosso, è del 1705. L’artistico crocifisso è opera degli inizi del XVII secolo. Diversi quadri di buona scuola e fattura adornano le pareti del coro e delle cappelle. Il campanile è provvisto di quattro campane in bronzo con iscrizioni, una (grossa) del 1679, due (mezzana e piccola) del 1777 che portano lo stemma del fonditore Giorgi di Alessandria, la quarta (la più grossa, ma difettosa per intonazione) del 1926. Del Santo patrono, titolare della chiesa, è conservata una reliquia come è conservata la reliquia di San Cristoforo proveniente dalla chiesa omonima.

Adiacente alla parrocchiale troviamo la CONFRATERNIATA dei DISCIPLINATI e ORATORIO di SAN BERNARDO ABATE risalente all’XI-XII secolo. Venne restaurata e ampliata di alcune campate nel XV secolo. Al suo interno, sulla parete alla sinistra dell’ingresso, uno splendido affresco sulla vita del Santo risalente alla prima chiesetta e, sotto all’attuale pavimento, durante lavori di scavo, è riaffiorata la base del primitivo altare. Sulla scala dell’alloggio del sacerdote era riportata la data: 1161; la chiesa presumibilmente era stata innalzata su edificio preesistente. Il lato est della chiesa, che poggia sulle antiche mura del paese, possiede infatti all’esterno dei motivi a rilievo in laterizio analoghi a quelli presenti sulla Torre Teodolinda a Marengo. L’attuale campanile settecentesco, in stile barocco, fu terminato nel 1828 e porta due campane. Il quadro del Crocifisso, esposto nell’abside è opera del 1775 di pittore alessandrino. L’elegante altare in stucco lucido risulta costruito nel 1756 da artisti di valenza. La chiesa possedeva 2 reliquie di San Bernardo e di San Defendente, donate dal padre priore carmelitano del convento di Pietra Marazzi l’anno 1756. Il reliquiario è del 1757, opera dell’orefice Carlo Fana di Pavia.

Citata per la prima volta in un documento del 1536 la CHIESA CAMPESTRE di SAN DEFENDENTE sorge su un colle presso Monte Mariano assieme alla chiesetta di S.Anna in Pavone è l’unica cappella sul territorio di Pietra Marazzi oggi ancora esistente. Era patrocinio dei disciplini di San Bernardo. Venne restaurata e decorata più volte; è dotata di nuovo altare.

Ci trasferiamo ora a PAVONE, frazione situata al confine sud e alla sinistra della confluenza del fiume Bormida con il fiume Tanaro.

Pavone ha il suo nucleo storico disposto a corona intorno all’ex CASTELLO, ricca dimora di una aristocratica famiglia alessandrina – i Faa’ di Bruno – costruita nel 1800 sulle rovine di un castello longobardo posto su uno sperone di roccia. La complessa articolazione dei vari corpi di fabbrica strutturati su piani e livelli diversi, la presenza di una cappella consacrata e la vista su un paesaggio di rara bellezza hanno consentito la trasformazione dell’edificio in abitazioni private.
La frazione conserva alcuni chiese interessanti a partire dalla CHIESA PARROCCHIALE di SAN GERMANO, Vescovo d’Auxerre e dall’ORATORIO di SAN SEBASTIANO con sua Confraternita.
Sita in prossimità dell’attuale campo sportivo e della montada per Pavone, la CHIESETTA CAMPESTRE della BEATA VERGINE di BOSCHETTO (Oratorio di Sant’Anna) era già presente nel XVI secolo, eretta per la devozione degli abitanti del paese e specie per gli agricoltori Anche questa era custodita da un eremita eletto dalla comunità d’accordo col parroco, mantenuto con le elemosine che raccoglieva, dai proventi di un orto ed alloggiato in alcuni modesti vani annessi alla chiesetta. Restaurata negli anni ’90, assieme a San Defendente è l’unico oratorio campestre rimasto sul territorio di Pietra Marazzi.

Il nostro GiroVagando prosegue con

MONTECASTELLO

MONTECASTELLO_CASTELLOpaese situato sulle rive del fiume Tanaro in territorio collinare e costituisce una delle ultime balze del corrugamento collinare del Basso Monferrato di fronte alla confluenza tra Tanaro e Bormida. Il promontorio che domina l’ansa del Tanaro offre un’ampia veduta della pianura di Marengo tra Bormida e Scrivia sullo scenario del pre-appennino tortonese che sfuma nell’Oltre Po pavese.
L’abitato, insediamento antichissimo, era situato, già durante il paleolitico superiore, nella piana ad est della collina.

A dominare il paese il CASTELLO, un edificio compatto con un’alta torre cintato da un muro a pianta quadrata con quattro torrioni ai vertici. Alcune parti dell’impianto strutturale sono state attribuite, addirittura, ai secoli XII e XIII. Interessanti anche gli interni, compresa una cappella del 1739.
Quindi da vedere c’è l’ANTICA PORTA e TORRIONE D’INGRESSO alla ROCCA, un torrione in muratura riattato negli anni trenta ma attribuito alla seconda metà del secolo XVI.
Passiamo alla CHIESA PARROCCHIALE di SAN GIORGIO, un rafforzamento settecentesco di una costruzione più antica (398). Alcuni anni fa, è stato restaurato un trittico tuttora esposto.
Inoltre merita attenzione l’ORATORIO di SANT’ANTONIO ABATE il cui aspettoMONTECASTELLO_LA PIAZZA attuale risale ai restauri del 1787.
Infine c’è la ottocentesca VILLA GARRONE e la CHIESA CAMPESTRE di SANTA MARIA della VALLE (Madonna di San Zeno) ubicata nella frazione di San Zeno. Le prime notizie si hanno da un documento del 1648 ma non è escluso, che sorgesse sulle fondazioni di un tempietto romano, perché è stato scoperto un frammento di lapide funeraria che viene fatto risalire ai tempi della Prima Repubblica di Roma. A destra dell’altare vi è un affresco che rappresenta S. Zeno che risale al primo 500. Alla parete accanto è appesa una tela, del 1500, che illustra in 23 riquadri gli episodi della vita di San Tommaso d’Aquino.

La tappa successiva è a

RIVARONE

RIVARONE_PANORAMApaese bagnato dal fiume Tanaro, conosciuto per la ciliegia “precoce”, famosa perché matura più in fretta delle altre. Le origini dell’esistenza, o meglio dello stanziamento di un gruppo di abitanti nella zona attuale di Rivarone, si perdono in tempi remotissimi. Infatti si hanno tracce dello stanziamento, precedente di gran lunga la dominazione romana, dell’antichissima popolazione dei Marici-Liguri.
Di rilievo l’ORATORIO di SAN ROCCO comunemente chiamato chiesa della Madonnina e fu eretto con voto pubblico nel 1630, epoca in cui il territorio fu colpito da una terribile epidemia di peste. Sembra che la popolazioni contribuì in modo concreto alla costruzione dell’edificio trasportando materiali di recupero da una chiesetta ormai diroccata.
Passiamo quindi alla PARROCCHIA della NATIVITA’ di MARIA VERGINE in stileRIVARONE_PARROCCHIALE barocco. Al principio era una piccola cappella volta a levante coll’altare dietro l’attuale grotta della Madonna di Lourdes perché il paese, come il castello dei conti Bellingeri, era situato verso il Tanaro.La primitiva cappella ha subito importanti metamorfosi. La prima pare nel secolo XVI prendendo l’attuale forma con la facciata rivolta a sud con quattro arcate, col tetto a vista e coll’affresco cinquecentesco che esiste dietro la grotta di Lourdes su calce liscia, con pregio solamente storico, raffigurante la Vergine del S. Rosario con S. Domenico e S. Caterina. Sono conservati quaranta candelieri di rame, quattro busti, portafiori, croci, lampade e carte glorie che hanno un pregio notevolissimo perché fatti a mano. Oltre i tre altari, è barocco il trono e la statua della Vergine del Rosario, un calice d’argento, un vero capolavoro, mentre la balaustra, in marmo antico, è dell’inizio del barocco. Possiede pure un buon organo proporzionato alla chiesa costruiti nel 1837 dalla ditta Lingiardi di Pavia. La torre campanaria è solida e maestosa arricchita di un concerto di cinque campane in la b. molle fuse nel 1932 dalla ditta Roberto Mazzola di Valduggia. Pregevole il polittico cinquecentesco.

Lasciamo alle spalle Rivarone per

BASSIGNANA

BASSIGNANA_PARROCCHIALEborgo situato alla confluenza del Po con il Tanaro. I primi abitanti di cui si hanno notizie appartenevano alla tribù ligure dei Marici.
Del CASTELLO SFORZESCO non rimangono che dei ruderi. Una lapide marmorea rappresentante il biscione del Ducato di Milano, fu qui ritrovata e conservata in un cortile del Municipio.
La PARROCCHIALE di SANTO STEFANO è stata consacrata nel 1837.
Presso il cimitero si può vedere la romanica PIEVE di SAN GIOVANNI BATTISTA che è la più antica chiesa del paese, risalente al X secolo. L’abside presenta, ancor ben visibili affreschi bizantini risalenti al XII secolo con figure di santi. Vicino sono stati rinvenuti resti di un’antica casa del XV secolo, con belle finestre in cotto.
La CHIESA di SANTA MARIA PICCOLA, meglio conosciuta oggi come la Madonnina. La Chiesa fu fatta erigere da Filippo Maria Sforza, feudatario del luogo. All’ultimo quarto del Quattrocento sono chiaramente riferibili le prime due campate della Chiesa, che presentano una copertura in volte a crociera con nervature di sezione poligonale, sorrette lateralmente da arconi gotici, mentre gli archi trasversali, in epoca imprecisabile, furono arrotondati. Settecenteschi sono l’altare di marmo policromi e la balausta barocca.
Interessante anche la CHIESA EVANGELICA (tempio valdo-metodista) edificata nell’ottocento nel centro del paese.
In frazione Mugarone vi sono le Chiese Beata Vergine Assunta e della Madonnina mentre nell’altra frazione Fiondi la Chiesa “Madonna della Neve”.

Terminiamo il nostro viaggio a

PIOVERA

paese della piana alessandrina fu fondato sul finire del 700 quando Carlo Magno dispose la costruzione del “Castrum Pioperae ” di Piovera e Rivellino: nacque così la prima fortezza attorno alla quale sorse progressivamente il centro abitato. Il paese prende il nome dalla regione posta tra la confluenza del fiume Tanaro nel Po che era denominata “Plovara” o “Pulveria”.
Ad accoglierci il CASTELLO, già possedimento dei Visconti nel XIV secolo, tra i maggiori,PIOVERA_IL CASTELLO per dimensioni, della zona. Passato successivamente ai casati spagnoli De Santez, Guzman ed Homodei fino ai Balbi della Repubblica di Genova, conserva parti tinteggiate a lutto per la morte di Napoleone Bonaparte. Dalla fine degli anni sessanta ne è proprietario Niccolò Calvi di Bergolo. L’attuale castello di Piovera è una poderosa costruzione in cui si fondono assieme l’antico e il moderno. Circondato da un fossato e da un vasto parco – circa 20 ettari con viali alberati, rogge, prati e altre edificazioni, il castello si affaccia sulla piazza del paese e si mostra ora dopo successivi rifacimenti che però non hanno intaccato la struttura originaria a ferro di cavallo con quattro torri ovali, originarie del periodo visconteo, poste sugli spigoli esterni. Esso è il risultato di radicali trasformazioni, avvenute nel corso dei secoli: la struttura originaria del fortilizio, nato solo con requisiti di solidità e di efficienza militare, venne totalmente rivoluzionata nel corso dei secoli, a seconda delle necessità vigenti. Tra le opere murarie del Castello l’unico manufatto rimasto in parte allo stato d’origine è la torre situata nell’angolo Sud-Est: intorno al 1950 minacciava di sfasciarsi nel corpo centrale e crollare, ma se ne scagionò il pericolo provvedendo a rinforzare e cinturare di ferro le sue strutture traballanti. Oggi l’insieme dei fabbricati scenografici ed articolati e del giardino ha un aspetto decisamente romantico.

I locali del vecchio granaio ospitano il MUSEO degli ANTICHI MESTIERI, una ricchissima collezione di utensili e attrezzi del contadinato e dell’artigianato antichi.
Visite guidate dai proprietari, gruppi su prenotazione.

Informazioni: Castello di Piovera, via Balbi 4, tel. 0131698128 – fax 0131698814 – e-mail: castelpiovera@tiscali.it – web: www.castellipiemontesi.it

Lasciato il castello si può vedere situato tra via Italia e Piazza San Giovanni l’ANTICO ARCO, porta appartenente alle antiche fortificazioni che un tempo cingevano il borgo medioevale del 1200-1300, ora monumento ai caduti. Si presenta con un arco a sesto acuto ribassato in cotto con la struttura muraria portante in mattoni.
Da visitare la CHIESA PARROCCHIALE di SAN MICHELE, edificata tra il 1654 e il 1665 nel luogo dove era stata eretta una piccola chiesa di epoca longobarda dedicata allo stesso Santo. Conserva un bell’altare monumentale del 1765. Il complesso parrocchiale è costituito oggi dalla chiesa con antistante piazzale aperto, dal transetto laterale, sacrestia e torre campanaria, dalla casa canonica e dal salone parrocchiale. La Chiesa si presenta a una sola navata con copertura a botte. L’arco trionfale e la balaustra in marmo bianco dell’altare maggiore evidenziano il presbiterio. La torre campanaria è quella della chiesetta del XII-XIII secolo, elevata di circa sei metri nell’800 e rimaneggiata più volte.
Infine concludiamo la visita con l’ORATORIO della CONFRATERNITA di SAN GIOVANNI BATTISTA ora di proprietà del Comune che lo utilizza come sala per conferenze e spettacoli. L’oratorio sorse tra il 1650 e il 1750 e si presenta a pianta a croce greca.

Eccoci ai tradizionali consigli eno-gastronomici.

Ciliegia RivaroneIl prodotto tipico è la ciliegia, emblema di Rivarone. Ancora oggi i migliori negozi espongono le cassette della ciliegia ” Precoce di Rivarone “, prodotto tipico della Regione Piemonte, che non ha nulla da invidiare alle sorelle più famose.
Inoltre si posso trovare ottimi vini.
Infine a Bassignana ci sono i “brasadè” dolci tipici (biscotti dalla forma rotonda ricoperti di granelli di zucchero).
ANCHE IL CASTELLO DI PIOVERA HA IL SUO FANTASMA
(da: http://darkgothiclolita.forumcommunity.net/)
Ed anche questo castello ha il suo lato paranormale…
Una parsimonia antropologica che trova ancora di recente una conferma nel continuo snocciolarsi di “voci” e di dati sui misteri del castello di Piovera, concessi con distillata cura alla stampa dal conte Niccolò Calvi di Bergolo che vi abita da oltre quarant’anni, e dei quali fui diretto testimone, scrivendone in più di un’occasione su “Il Piccolo” di Alessandria, nei primissimi anni Settanta. Ricordo di una notte a dir poco strepitosa in cui, dopo avere udito rumori inclassificabili e impressionanti (all’orecchio giganteschi stracci gravidi di acqua che scivolavano con difficoltà sopra un pavimento forse granulato) e avere visto una scala a chiocciola smontata con cura da invisibili mani, ci fu un medium – appositamente chiamato per l’occasione – che raccontò con voce non sua di una strana storia risalente a decenni prima . La nottata terminò con un fuggi fuggi generale e l’affabile padrone di casa che dichiarava senza censure che avrebbe trascorso le ore successive in un albergo milanese. Ora vive nell’ex casa colonica a 80 metri dal castello.
Ma cosa accade nel castello???
Urla, strani rumori, porte che si aprono e si chiudono da sole, libri che cadono senza motivo, abbassamento di temperatura improvvisa, strani odori e profumo di fiori, candele che si consumano rapidamente senza lasciare residui di cera fusa. Guai non crederci. Pare infatti che sugli scettici che in quei luoghi avessero manifestato razionale incredulità si fossero abbattute sfortune e negatività. In una delle camere da letto una medium è svenuta ed il cane del proprietario si rifiuta di entrarci.
Inoltre venne scattata una fotografia nella quale apparve la figura di un cavaliere che impugna una lancia e si dice che il fantasma di un monaco si aggiri nelle mura del castello.

Principali fonti:
Siti istituzionali dei singoli Comuni
http://www.alessandriaturismopiemonte.it/ (Provincia di Alessandria)
wikipedia
eventuali siti dei singoli monumenti
El babàn d’Apsaei