In crisi sarà lei [La coda dell’occhio]

Zoccola Paolodi Paolo Zoccola

Nel coro unanime dei profeti di sciagura, fa piacere ogni tanto sentire qualche voce discordante. Questa volta ci occuperemo di un appello apparso sul sito dell’istituto di ricerca Isril (www.isril.it) di area cattolico sindacale, che compie un’analisi controcorrente e invita a una lettura meno funerea della situazione italiana, o meglio fa riflettere su una realtà i cui aspetti positivi non hanno se non frettolose e quasi scontate ricadute sulla stampa di regime.

La tesi del declino, constata l’Isril, “è supportata principalmente dalle pessime performance del Pil nazionale. Che però non fa distinzione tra un mercato interno prostrato dalla crisi e dall’austerità, e le ottime prestazioni internazionali delle imprese, del turismo e dell’agroalimentare”.

Partiamo dall’export. Il settore si colloca ai vertici delle classifiche mondiali, dal che deriva che la tanto temuta globalizzazione in questo caso non è portatrice di sfaceli industriali,anzi. La performance dell’Italia è tanto più apprezzabile in quanto si sviluppa nonostante la quotazione assurda dell’Euro, lo sviluppo dei Paesi emergenti, la crisi internazionale e malgrado l’appannamento d’immagine che dalla stampa italiana si diffonde in tutto il mondo.

Lo dicono i dati: nel 1999 il nostro Paese era quinto nell’UE-27 per saldoMade in Italy commerciale normalizzato nei manufatti, e nel 2012 è salito al terzo posto. Non solo, continua l’Istituto, “Nel 2012 siamo stati tra i soli cinque Paesi al mondo (con Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud) ad avere un saldo commerciale con l’estero superiore ai 100 miliardi di dollari […] e se guardiamo ai mercati più promettenti, quelli su cui si deciderà il futuro del commercio mondiale – questa Italia ‘in declino’ è il secondo Paese dell’UE, dopo la Germania, per surplus commerciale nei manufatti non alimentari (con un attivo di 63 miliardi di euro nel 2012). Mentre, appunto, sul mercato domestico domanda e produzione crollavano”.

Passando al turismo, al netto del venir meno della domanda interna, possiamo constatare che per numero di pernottamenti di turisti stranieri siamo secondi in Europa soltanto alla Spagna, e addirittura il primo paese europeo per i turisti extra-UE (con 54 milioni di notti).

Siamo la meta preferita per i visitatori da Cina, Giappone e Brasile; siamo alla pari con la Gran Bretagna per le provenienze dagli Stati Uniti; secondi per arrivi da Canada, Sudafrica, Australia, Russia”

Secondo i dati in mano all’Isril infine l’altro settore che va in controtendenza è quello della green economy, con l’agroalimentare che conquista quote progressive di mercati esteri trainato dai prodotti vitivinicoli ma in grado di promuovere filiere ‘virtuose’ anche in territorio domestico.

Sarà poco? Forse. Ma è comunque una indicazione di tendenza, quasi un programma di strategia industriale per permettere all’Italia di “fare l’Italia”. E certo se si pensa che in un Paese come il nostro è stato abolito il ministero del Turismo per affidarlo alle regioni, mi sembra che di progressi se ne potrebbero compiere non pochi.